Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato 27/09/20

Ogni anno, in occasione della Giornata mondiale, il Papa scrive un Messaggio dedicato a un particolare aspetto del fenomeno della mobilità umana. Il tema scelto da papa Francesco per il 2020 è «Come Gesù Cristo, costretti a fuggire. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati interni», su cui si è soffermato in particolare l’intervento di mons. Nosiglia (in allegato).

Mons. Marco Prastaro ha approfondito invece il comunicato del Coordinamento Migrantes di Piemonte e Valle d’Aosta, composto da 17 diocesi, dal titolo: «…Mi avete ospitato. La Migrantes regionale per un modello di società più giusto e inclusivo per tutti» (in allegato).

Il culmine delle celebrazioni sarà la Santa Messa di domenica 27 settembre, alle ore 11, in diretta su Rai 1 dal Duomo di Torino. Partecipano e animano l’eucarestia le comunità etniche e i rappresentanti Migrantes del Piemonte e della Valle d’Aosta. Il coro eseguirà l’inno della Giornata pensato dai giovani impegnati nella pastorale migranti, su un testo raccolto da Marco Laruffa e musicato da Ettore Moscatelli, dei Fratelli della Sacra Famiglia.

Numerosi gli eventi collaterali che si tengono lungo il mese di settembre in tutta la Regione, e in particolare nel capoluogo (in allegato i due programmi dettagliati).

Nell’occasione è stato anche presentato l’Inno ufficiale della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2020, composto a Torino da un gruppo di giovani musicisti volontari della Migrantes

INTERVENTO DI MONS CESARE NOSIGLIA ARCIVESCOVO DI TORINO
Grazie della vostra presenza. Lo scopo di questo incontro non è quello di affrontare il vasto e
complesso problema dei migranti nel nostro Paese ma presentare agli operatori della comunicazione
il senso e le modalità con le quali stiamo operando a Torino per celebrare la Giornata Mondiale dei
Migranti in programma in queste settimane con una serie di iniziative culturali, religiose e sociali
che sfocerà nella Messa solenne del 27 Settembre in Duomo e trasmessa da Rai 1.Non mi dilungo
sul programma che avete e in cui si possono notare diverse iniziative interessanti e qualificate come
sono gli spettacoli teatrali, i cineforum, il meeting dei giovani, presentazioni di pubblicazioni
sull’argomento, concerti musicali e altro ancora.
Resta tuttavia fondamentale che queste iniziative e la Giornata Mondiale stessa aiutino a riflettere sulla presenza e sulla realtà complessa degli immigrati che ci troviamo a gestire in questi mesi
in particolare. Voglio aggiungere che far leva sull’allarmismo e sull’invasione come già è avvenuto
in passato non aiuta ad affrontare seriamente il problema ma suscita solo paura e timore che, collegato anche al Coronavirus, suscita ancora di più rifiuti e scelte drastiche che nulla hanno a che vedere con l’accoglienza delle persone ma ne fanno dei capri espiatori di ben altre situazioni che nulla o
poco hanno a che fare con i migranti.
Non è che non manchino i problemi, ma affrontarli in maniera errata ci fa dimenticare che si
tratta di persone deboli e indifese senza diritti e isolati in se stessi.
Quando incontro o ho a che fare con una persona migrante, ringrazio Dio perché mi ha offerto
un dono grande che mi sollecita a riconoscerlo e ad accoglierlo nella persona di tanti nostri fratelli e
sorelle che sono giunti nel nostro Paese e necessitano di una costante solidarietà e prossimità, come
si usa tra figli dello stesso Padre Celeste. Gli immigrati sono portatori di una ricchezza di culture,
tradizioni, valori umani e spirituali, religiosi e civili, che può arricchire la nostra Comunità sia sotto
il profilo culturale che sociale. Mai ci stancheremo di predicare a tutti, e con voce alta e forte, che la
presenza di tanti immigrati nel nostro Paese è una risorsa positiva che non va solo accettata, ma valorizzata in tutti i suoi molteplici aspetti. Grazie al lavoro quotidiano di responsabili nelle rispettive
Chiese locali dell’azione concreta di accoglienza e valorizzazione di questi nostri fratelli si offrono
a tutti i cittadini e fedeli del nostro Paese un supporto e un incisivo invito a promuovere nelle comunità e nella società quello spirito di condivisione dei rispettivi problemi e necessità ma anche ricevere quanto di buono e valido essi possono fare al nostro Paese.
Provengono da paesi e culture diverse ma questo fatto invece di creare divisione e impedimento
deve suscitare amore e impegno comune a costruire una società che trova la sua ricchezza nelle persone che la compongono prima che nel pure necessario sviluppo economico e sociale. Ma soprattutto dobbiamo mettere l’accento più in quello che ci unisce che in quelle diversità di cui ciascuno è
portatore.
Verso quelli che sono cristiani poi, nelle comunità etniche che sono presenti sul territorio ne
scaturisce un obbligo ancora più stretto perché, se siamo uniti nei doni di Grazia, così decisivi ed
importanti per la salvezza, come non possiamo esserlo in altri aspetti del vissuto quotidiano? Possiamo, come cristiani e credenti in Gesù Cristo, professare nelle chiese la stessa fede e lo stesso
amore e poi dividerci nella vita di ogni giorno, quando i problemi, le necessità e i bisogni familiari
e sociali ci interpellano e rappresentano spesso, per molti di voi, situazioni di fatica e di difficoltà?
Interrogativi che devono attraversare la coscienza e la vita delle nostre comunità per stimolare
la ricerca di vie ed impegni concreti di accoglienza, integrazione e solidarietà verso tutti gli immigrati presenti nel nostro territorio. Il lavoro che si compie giorno per giorno nelle sedi diocesane
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della Migrantes o della Caritas è un segno di grande speranza, perché conferma quanto il Vangelo
ci annuncia, mostrandoci che la fede in Cristo è fonte prima di comunione e di salvezza per tutti.
L’immigrazione ci invita a considerare ogni popolo ed ogni uomo una ricchezza per tutta
l’umanità. Operare e lavorare su questo significa anche riconoscere a tutti quei diritti fondamentali
che sono propri di ogni persona umana e di ogni famiglia, superando discriminazioni, indifferenza,
rifiuti preconcetti ed estraneità sia sul piano religioso che civile: il diritto alla cittadinanza in primo
luogo a partire dai minori nati nel nostro Paese, il diritto al lavoro che in questo tempo di crisi sta
diventando sempre più precario o è assente del tutto, alla casa, il diritto alla scuola per i ragazzi, alla
salute e così via; diritti che la Costituzione italiana pone a fondamento del vivere civile del nostro
popolo.
Prevenire, gestire ed accompagnare le persone immigrate e, se ci sono, le loro famiglie in difficoltà, è il compito di tutti. La solidarietà va di pari passo con la giustizia perché “non è possibile dare per carità ciò che prima è dovuto per giustizia”. Nello stesso tempo non dobbiamo mai dimenticare che ogni persona abbisogna di un sostegno morale e spirituale altrettanto e a volte anche più
importante di quello materiale per avere la forza di affrontare situazioni di abbandono, di divisione
e di sofferenza.
Per cui l’accompagnamento deve essere a tutto campo e gli stessi operatori hanno bisogno di
una preparazione etica e spirituale, per gestire il rapporto con umanità e fraterna condivisione, badando a tutta la persona e alle sue necessità più profonde.
Preghiamo il Signore affinché questo obiettivo sia raggiunto presto nel nostro Paese e si possa
guardare per il futuro ad una società multietnica, fatto positivo e arricchente per tutti. Ringrazio sentitamente la Migrantes diocesana per il generoso e capillare lavoro che svolge a servizio delle comunità cristiane degli immigrati e ringrazio i sacerdoti, i catechisti e i responsabili delle varie comunità etniche per quanto fanno a favore della formazione e della crescita umana e spirituale di ciascun immigrato e della sua famiglia.
Speriamo che il prossimo grande evento che celebreremo a Torino, la Giornata Mondiale del
migrante e rifugiato possa suscitare interesse e partecipazione da parte di tutta la popolazione oltre
che l’assunzione di impegni precisi da sottoporre alle competenti istituzioni e alle nostre Diocesi
piemontesi e comunità, per affrontare e promuovere una accoglienza sorretta da una nuova cultura e
mentalità che apra vie condivise ed efficaci sia nei confronti dei migranti come di ogni altra povertà
e criticità di cui soffre tanta popolazione povera del nostro Paese.
Torino,9 settembre 2020
 Cesare vescovo, padre e amico