Volontariato

Da decenni, in Italia(ma non solo), si sono moltiplicate, e in parte sono affiorate anche all’attenzione pubblica, diverse forme di volontariato: volontariato organizzato, cooperazione sociale, associazioni, ong… Incluse le molteplici presenze e interventi della Chiesa Cattolica italiana attraverso Parrocchie, Uffici delle Caritas locali, Ordini e Congregazioni religiose maschili e femminili.

Sono davvero tanti gli uomini e le donne che si mettono al servizio di altri, in silenzio, ogni giorno, tessendo una fitta rete di soccorsi, di aiuti a chi vive situazioni difficili, offrendo ognuno le proprie capacità, conoscenze, competenze, il proprio tempo. Ciò nella consapevolezza che rimuovere le cause e gli ostacoli che non permettono una vita dignitosa a ogni persona, principio fondamentale per una giustizia sociale, non è compito della buona volontà di singoli cittadini ma è primariamente compito delle Istituzioni (art. 3 Costituzione Italiana), della politica, che alla soluzione di quei problemi devono provvedere e alla quale vanno costantemente richiamate. Talvolta troppo distratte, prese e perse in meccanismi farraginosi.

Ognuno di noi sa che nelle proprie scelte può far fiorire una forma nuova di amore, di servizio, che un nostro gesto può fare la differenza nella vita di alcune persone (vicine o meno) e può cambiare profondamente le nostre vite. A questo atteggiamento, e non a gesti isolati, richiamava Gesù quando invitava alla “conversione”.

Il cristiano nel perseguire questo “comandamento” sa di far parte di una comunità, non cerca alcuna separazione, alcuna distinzione dagli altri, perché è consapevole che è Dio che semina il bene, chiunque sia la persona che lo compie.

Per il cristiano essere a disposizione dell’altro (in famiglia, nella comunità, nelle realtà sociali…) è una esigenza di vita perché si cresce e si diventa se stessi donandosi. Così come abbiamo ricevuto e riceviamo costantemente in dono la vita. “Cosa abbiamo noi che non abbiamo ricevuto?”, si chiedeva san Paolo. Papa Francesco dice che diventiamo quello verso cui andiamo. Cioè noi diventiamo ciò che facciamo, ciò che pensiamo, ciò che desideriamo, per cui ci impegniamo. Noi siamo ciò di cui ci prendiamo cura. Quando offriamo la vita, la possediamo, la portiamo a compimento, ci ha annunciato e insegnato Gesù donando la sua vita per noi: “Chi vuole conservare la vita per sé la perde, chi la offre la ritrova” (Lc 9, 24). Sappiamo che nessuno si salva da solo, che siamo più forti se stiamo attenti agli altri (anche la pandemia ce lo ha insegnato dolorosamente), se proteggiamo i più deboli, se ci facciamo prossimo a chi ha bisogno.

Il teologo Carlo Molari suggerisce una metafora che può aiutare in altro modo a capire queste stesse parole: guardiamo una lampada accesa.

Se la lampada dicesse: “adesso che sono luminosa trattengo per me questa corrente elettrica che mi perviene, così resterò sempre luminosa, in realtà, la lampada si spegnerebbe immediatamente. Infatti la condizione per restare accesa è molto semplice: è che la corrente arrivi, passi e vada oltre. È solo questo fluire che rende luminosa la lampada”.

Noi, come la lampada, siamo costantemente percorsi da un flusso di vita, di energia che ci avvolge e ci attraversa (ad opera del Signore, per il credente), ma che diventa efficace quando viene consegnata, quando va oltre, quando viene donata. Secondo il principio della gratuità. Cresciamo perché la vita ci viene costantemente offerta. Invece, se qualcuno vuole conservare per sé la vita che ha, in quell’istante la perde.

Del resto, sempre Paolo, riprendendo parole del Signore, ci ricorda che: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20, 35). Cosa che è senz’altro evidente a quanti cercano di stare in ascolto degli altri, non orbitano attorno al proprio io ma guardano alla realtà più grande e vera della vita come a una stella polare. E, fermandoci anche solo alla nostra città, a Torino, possiamo incontrare facilmente mille realtà, mille persone che si muovono e seguono fedeli la stella.

Qui proviamo a metterci sulle tracce di alcuni che tra di noi stanno camminando in modo organizzato per quelle vie, con tenacia, dedizione, fantasia. E sono davvero tanti, noti e meno noti, giovani e non, che agiscono da tempo senza clamori, nel silenzio quotidiano, impegnati a garantire, per quanto possibile alle loro forze, sostegno a fasce deboli della nostra cittadinanza, altrimenti dimenticate e magari spinte verso limiti pericolosi oltre che troppo dolorosi. La straordinaria risposta del mondo del Volontariato all’emergenza coronavirus è una conferma della tradizione di generosità e solidarietà che nasce dai nostri Santi Sociali e caratterizza ancora oggi la nostra città e la nostra regione.

La scelta, per lo più casuale e assai ridotta, delle brevi e molto parziali presentazioni delle realtà cittadine ecclesiali o laiche che di qui seguiranno non sarà suggerita da criteri di una loro maggiore o minore importanza e incidenza sul piano sociale o politico, di rilevanza numerica, di eco mediatica. Nell’impossibilità di fotografare un vastissimo panorama di questa realtà e comprimerlo in uno spazio come questo, renderemo conto solo di alcuni dei diversi gruppi e associazioni, registrando i principi fondanti della loro nascita e del loro agire attuale. Uno spettro davvero vivace e colorato, non certo immune da difficoltà intrinseche, ma aperto sempre alla partecipazione di tutti.

Osvaldo Aime