Insieme alle persone anziane

Stime dell’ONU ci dicono che se nel 1950 la percentuale di anziani nel mondo era dell’8%, e nel 2000 del 10%, nel 2050 le persone con più di sessant’anni supereranno la quota del 21% (due miliardi circa). Per la prima volta nella storia dell’umanità la popolazione anziana sarà superiore a quella dei bambini.

La ragione di ciò, oltre al progresso delle tecniche mediche e l’innalzamento medio del livello di vita, va rintracciata anche nella profonda crisi demografica, iniziata nel corso degli anni Sessanta nei paesi dell’emisfero Nord, col progressivo calo della natalità come quello che da anni registriamo nel nostro paese.

In un quadro che ci vede come il Paese più anziano d’Europa, dove i nuovi nati sono minori rispetto agli ottantenni e dove si vive più a lungo rispetto ai Paesi vicini, la disponibilità di accoglienza nelle case di riposo non sembra essere in linea con le necessità. L’Italia infatti, che ha il 7% della sua popolazione sopra gli 80 anni (prima in Europa), ha a disposizione 18,6 posti letto ogni 1.000 anziani, contro la media europea di 43,8. Delle 7.372 case di riposo, case famiglia e residenze protette solamente il 26,7% sono gestite dai Comuni, il 48% da privati no profit come cooperative o fondazioni religiose ed il restante 25% circa da società private (dati Istituto Superiore Sanità , febbraio 2020). A queste carenze è da aggiungere il particolare che da noi le rette per il ricovero di un anziano nelle strutture residenziali sono mediamente elevate raggiungendo i 60-80 euro giornalieri.

Le pubbliche istituzioni e la politica qui sono in ritardo. Come possibile, infatti, programmare il futuro di una comunità, di un Paese senza affrontare il problema della vecchiaia? Per farlo si deve dare avvio non solo a politiche socio-sanitarie adeguate alla domanda di assistenza, ma anche a una campagna culturale ed educativa che coinvolga tutte le generazioni, a partire dalla scuola, con l’obiettivo di modificare il senso comune sul ruolo e sul destino degli anziani. Ogni cambiamento sociale progressivo che l’umanità ha conosciuto è potuto avvenire grazie all’alleanza tra anziani e giovani, tra esperienza ed energia, come avvenuto per secoli e cantato emblematicamente nel gruppo scultoreo Enea, Anchise e Ascanio del Gian Lorenzo Bernini, dove più generazioni si danno la mano a reciproco sostegno: Enea, in fuga da Troia, ha sulle spalle il vecchio e malato padre Anchise, che tiene in mano il vaso con le ceneri degli antenati.  Ascanio, figlio di Enea, segue il padre stringendo nella mano l’eterno fuoco custodito nel tempio di Vesta che accenderà la nuova vita di Roma. Ognuno di loro sa che tra “ieri-oggi-domani” non c’è soluzione di continuità, il dovuto e voluto sostegno all’altro, la solidarietà intergenerazionale sono assicurazione di reciproca salvezza, di fondata proiezione nel futuro. Nel nostro recente passato contadino, e ancora oggi presso tante popolazioni di Paesi più poveri, il ponte tra nonni giovani e nipoti era ed è realtà di fatto. “Il vecchio era una figura autorevole: era la memoria del passato, la sapienza da trasmettere alle nuove generazioni e – per i credenti – la testimonianza vivente della fede dei padri.” (E. Bianchi, 2018). Consapevolezza che invece oggi sembra incrinata. Nonostante il mondo contemporaneo sia una società di vecchi, la nostra civiltà si pensa come società dei giovani e per i giovani. Nella cultura dominante, nei mass media, la logica dei processi produttivi ed informativi, lo sviluppo della tecnologia, spingono a subordinare l’attenzione alla vecchiaia, che vive il disagio della modernità, al culto di una continua giovinezza (che si nutre anche del culto ossessivo del corpo), ai valori utilitaristici e di competitività imperanti. Abbiamo ricevuto in dono molti più anni da vivere rispetto alle precedenti generazioni, eppure ci manca una cultura della vecchiaia. In un mondo affamato di velocità, di vitalità spumeggiante di godimento immediato, di protagonismo esasperato, si deve restare giovani ad ogni costo. Non di rado, la mentalità corrente, basata sulla ricerca dell’autosufficienza e del benessere, si sente disturbata dalla vecchiaia, perché manifesta i segni della debolezza umana, che non è più percepita come vita, ma come l’età del tramonto, della fine di ogni progettualità: di qui a considerare gli anziani un peso sociale, un peso economico, un peso per la famiglia, il passo è breve. Tanto più se malati, soli, e poveri.

Eppure oggi, anche nell’età avanzata, è più possibile perseguire l’evoluzione dei propri interessi, continuare a crescere, a evolvere intellettualmente e umanamente, mettere in atto le proprie energie più profonde: la vecchiaia è un’età di verità, non ciò che facciamo ci definisce, ma ciò che siamo. “L’uomo comprende veramente se stesso solo a partire dal proprio limite” (D. Bonhoeffer)

Ne hanno dato e danno testimonianza persone che tutti probabilmente abbiamo conosciuto e conosciamo, dai nostri cari a persone note al grande pubblico. Tra i tantissimi, papa Giovanni Paolo II che ha saputo esprimere la vecchiaia come pienezza e sazietà di vita, testimoniando che «La forza si manifesta pienamente nella debolezza» (2 Cor. 12, 9). Esperienze che non possono oscurare comunque l’enorme difficoltà a vivere serenamente la vecchiaia per una moltitudine di disagiati, per troppi poveri.

Di qui il richiamo a una attiva responsabilità verso gli anziani che da un lato vanno aiutati ad accettare la loro età ad apprezzarne le risorse e a sconfiggere il ripiegamento su di sé, i dolorosi sentimenti di inutilità, la disperazione e la rabbia verso le nuove generazioni. Dall’altro provvedendo a interventi e servizi che al momento opportuno se ne possano fare carico, col sostegno economico o assistenziale ai singoli, alle loro famiglie, finché possibile salvaguardarne l’autonomia o, laddove questo non sia più possibile, assicurandone l’accoglienza dignitosa in strutture specifiche. Devono essere perseguite quindi la giustizia sociale, l’equità, la centralità della persona umana, la sua dignità, la condivisione fraterna, per contrastare la cultura dell’indifferenza, l’esasperato individualismo, la competitività e l’utilitarismo che minacciano tutti gli ambiti del consorzio umano.

Sono i valori che innervano l’azione di tanti volontari, singoli o organizzati in gruppi e che a Torino (dove – dati del 2015 – le persone con oltre 65 anni sono il 25,2% della popolazione cittadina, gli ultra settantacinquenni il 13,5%), come altrove, possono incrociarsi con Progetti di Domiciliarità leggera del Comune. Interventi, spesso non sufficienti rispetto alle esigenze reali ma importanti, che mirano alla promozione dell’invecchiamento attivo, al contrasto della solitudine, alla facilitazione della permanenza al proprio domicilio anche quando le autonomie cominciano a ridursi. Nell’ambito della Domiciliarità leggera vengono offerti interventi individuali e collettivi agli anziani autosufficienti per ridurre l’isolamento e i rischi ad esso connessi, con particolare attenzione alle persone prive di un’adeguata rete familiare e in condizioni sociali ed economiche sfavorevoli.  

E’ su questo fronte che operano diverse realtà attive nella nostra città.

Associazione “Non più da Soli – Edera”

Nasce nel 2000 dalla consapevolezza da parte di alcuni studenti universitari dell’importanza di attività che favoriscano il mantenimento del maggior grado di autonomia possibile per gli anziani in difficoltà. In particolare attraverso il contatto con studenti e giovani. L’associazione, infatti, si propone di creare relazioni importanti tra giovani e anziani, attraverso il reciproco aiuto nella quotidianità, una novità nel panorama delle associazioni che si occupano di sostegno agli anziani, agenzie i cui volontari in genere sono pensionati.

In questo concreto intento di scambio intergenerazionale sono coinvolti giovani e anziani, autosufficienti, che sentano il desiderio di essere utili a qualcuno e a nuclei familiari per sostenere e dar sollievo a quanti si trovano in difficoltà per i motivi più diversi: dalla difficoltà a pagare una baby sitter, alla necessità di lasciare il bambino solo per poche ore alla settimana (coinvolgendolo magari in piccole uscite al parco o in biblioteca), ad accompagnamenti sanitari e per il tempo libero, al supporto nella relazione, nell’acquisto di generi alimentari e di medicinali, nel disbrigo pratiche burocratiche e prenotazioni di esami clinici.

L’Associazione “Non Più da Soli – Edera” è in contatto in modo costante con tutte le principali realtà circoscrizionali che si occupano di Domiciliarità Leggera e, più in generale, di terza età. La collaborazione, in particolare, si sviluppa nel sostegno reciproco in caso di terapie prolungate e di bisogni particolarmente gravosi da parte degli anziani. Ogni attività, inoltre, è coordinata e monitorata dai Servizi Sociali di territorio.

S.E.A. (Servizio Emergenza Anziani)

Aiutare le persone che affrontano la vecchiaia con difficoltà per solitudine, per carenza di salute e di risorse è la missione del S.E A.

Le Associazioni “SEA Territoriali” localizzate in città (e ovunque sul territorio nazionale) offrono, attraverso una rete di servizi indispensabili per le emergenze quotidiane, il supporto necessario perché l’irreversibile invecchiamento si accompagni a una migliore qualità di vita.

I volontari SEA intervengono gratuitamente nell’ambito dei loro territori ovunque le persone anziane in difficoltà chiedano aiuto, per il sopraggiungere di una improvvisa esigenza, per una visita medica, una terapia, per la cura estetica della propria persona, per una pratica burocratica o per trovare semplicemente un momento di serenità incontrando un’amicizia.

Alle richieste telefoniche di servizio risponde una segreteria organizzativa che, attiva un volontario provvede a contattare la persona in difficoltà per lenire il suo disagio.

L’obiettivo di tutti i Volontari SEA è quello di non lasciare mai solo chi chiede aiuto.

I SEA Territoriali organizzano inoltre eventi e attività socioculturali per favorire la vita partecipata di chi, per abbandono o per scelta, vive lontano dai centri di aggregazione sociale.

AUSER (Autogestione Servizi e Solidarietà)

E’ una associazione di volontariato e di promozione sociale, impegnata nel favorire l’invecchiamento attivo degli anziani e valorizzare il loro ruolo nella società..
Un’associazione che vuole metter in campo una nuova idea di vecchiaia, intesa non come periodo residuo, ma come epoca della vita, al cui centro vi è sempre la persona protagonista e risorsa per sé e per gli altri, mentre con l’avanzare dell’età rischia di diventare invisibile perché non più produttiva nel lavoro, anche se magari attiva e impegnata nella società.

AUSER si fonda su un sistema a rete di volontari che, mantenendo rapporti di collaborazione e partenariato con enti territoriali, associazioni ed enti sindacali, mira a migliorare la qualità della vita; contrastare ogni forma di esclusione e discriminazione sociale, in particolare nei confronti dei migranti e delle donne di tutte le età; sostenere le fragilità; valorizzare l’esperienza, le capacità, la creatività e le idee degli anziani; sviluppare i rapporti di solidarietà e scambio con le generazioni più giovani.

Fonti consultate:

Marcello Farina, 2016
Marcello Macrí, 2018
Vittorio Moioli, 2018

Osvaldo Aime