Viviamo un Natale vero

 Il saluto del Papa alle delegazioni provenienti dal Perù, dal Trentino e dal Veneto che hanno donato rispettivamente l’albero e il presepe in piazza San Pietro e quello allestito in Aula Paolo VI.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Vi do il benvenuto nel giorno in cui vengono inaugurati l’albero e il presepio allestiti in Piazza San Pietro, come pure il presepe collocato in quest’Aula.

Rivolgo di cuore il mio saluto alla Delegazione peruviana di Huancavelica, dipartimento in cui si trova il villaggio di Chopcca, da cui proviene il grande presepio posto nella Piazza. Ringrazio per le sue parole il Vescovo, Mons. Carlos Salcedo Ojeda; ed estendo la mia riconoscenza alle Autorità civili ed ecclesiali, in particolare al Ministro degli Esteri del Perù, e a tutti coloro che hanno collaborato. I personaggi del presepe, costruiti con materiali e abiti caratteristici di quei territori, rappresentano i popoli delle Ande e simboleggiano la chiamata universale alla salvezza. Gesù, infatti, è venuto in terra nella concretezza di un popolo per salvare ogni uomo e ogni donna, di tutte le culture e le nazionalità. Si è fatto piccolo perché possiamo accoglierlo e ricevere il dono della tenerezza di Dio.

Accanto al presepe, c’è il maestoso abete rosso proveniente dai boschi di Andalo, in Trentino. Saluto la Delegazione che viene da lì: le Autorità, i sacerdoti, i fedeli accompagnati dall’Arcivescovo Mons. Lauro Tisi, che ringrazio per le sue parole. Stasera, al termine della cerimonia di consegna ufficiale, verranno accese le luci che ornano l’albero. Esso resterà accanto al Presepe fino al termine delle festività natalizie e sarà ammirato da pellegrini provenienti da molti luoghi. L’abete è segno di Cristo, albero della vita (cfr Ap 2,7), albero al quale l’uomo non poté accedere a causa del peccato (cfr Gen 2,9). Ma con il Natale la vita divina si è congiunta a quella dell’uomo. L’albero di Natale, allora, evoca la rinascita, il dono di Dio che si unisce all’uomo per sempre, che ci regala la sua vita. Le luci dell’abete richiamano quella di Gesù, la luce dell’amore che continua a risplendere nelle notti del mondo.

Cari amici, Natale è questo, non lasciamolo inquinare dal consumismo e dall’indifferenza. I suoi simboli, specialmente il presepe e l’albero addobbato, ci riportano alla certezza che ci riempie il cuore di pace, alla gioia per l’Incarnazione, a Dio che diventa familiare: abita con noi, ritma di speranza i nostri giorni. L’albero e il presepio ci introducono a quel clima tipico del Natale che fa parte del patrimonio delle nostre comunità: un clima ricco di tenerezza, di condivisione e di intimità familiare. Non viviamo un Natale finto, per favore, un Natale commerciale! Lasciamoci avvolgere dalla vicinanza di Dio, questa vicinanza che è compassionevole, che è tenera; avvolgere dall’atmosfera natalizia che l’arte, le musiche, i canti e le tradizioni fanno scendere nel cuore.

Quanti si recheranno qui, in Aula Paolo VI, nei prossimi giorni potranno assaporare questa atmosfera anche grazie al presepio che adesso verrà inaugurato. È stato realizzato dai giovani della parrocchia di San Bartolomeo a Gallio, nella diocesi di Padova, qui presenti con il Vescovo Mons. Claudio Cipolla, che ringrazio per quanto ha detto. Vi sono riconoscente per questo dono, frutto di impegno e di riflessione sul Natale, festa della fiducia e della speranza. La ragione della speranza è che Dio è con noi, si fida di noi e non si stanca mai di noi! E non si stanca mai di perdonare: siamo noi a stancarci di chiedere perdono. Viene ad abitare con gli uomini, sceglie la terra come sua dimora per stare insieme a noi e assumere le realtà dove trascorriamo i nostri giorni. Questo ci insegna il presepe. A Natale Dio si rivela non come uno che sta in alto per dominare, ma come Colui che si abbassa, piccolo e povero, compagno di strada, per servire: questo significa che per assomigliare a Lui la via è quella dell’abbassamento, del servizio. Perché sia davvero Natale, non dimentichiamo questo: Dio viene a stare con noi e chiede di prendersi cura dei fratelli e delle sorelle, specialmente dei più poveri, dei più deboli, dei più fragili, che la pandemia rischia di emarginare ancora di più. Così è venuto Gesù, e il presepe ce lo ricorda.

La Madonna e san Giuseppe ci aiutino a vivere il Natale così. Rinnovo la mia gratitudine a tutti voi, i vostri Paesi e le vostre famiglie. Che Dio vi benedica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!