Cari parrocchiani…. nei giorni del “corona virus”,
ci siamo sentiti tutti un po’ disorientati, ognuno ne ha fatto esperienza; alcuni sono stati provati personalmente dalla epidemia con conseguenze serie per la salute, la maggior parte di noi ha avvertito disagi nelle limitazioni poste dalla situazione, nelle relazioni umane rallentate, nella solitudine.
Anche la partecipazione alle celebrazioni in chiesa è stata sospesa, invitandoci a riflettere sul significato della nostra pratica religiosa. Certo ne abbiamo avvertito la privazione, soprattutto nei giorni della Pasqua, ma è anche emerso, dal colloquio con alcune persone, la riscoperta della preghiera personale, una maggiore attenzione alle celebrazioni teletrasmesse e l’affettuoso ascolto della messa mattutina di Papa Francesco.
Proprio questo desiderio di “interiorità”, il bisogno di cercare dentro di noi la forza per andare avanti sono motivo di una speranza fondata non solo su desideri umani.
In queste settimane – mesi di marzo aprile – in parrocchia si è cercato di mantenere, almeno telefonicamente, i contatti con le persone; settimanalmente è stato possibile tenere aperto il banco alimentare per chi aveva necessità.
Le catechiste, grazie alle nuove tecnologie hanno comunicato con le famiglie e i ragazzi del catechismo e hanno ricevuto, disegni, commenti biblici.
Ora, da ogni parte, siamo invitati a guardare “oltre” il momento di prova, ma come? Alcune riflessioni già le abbiamo raccolte dall’ambiente: l’epidemia nel suo sviluppo veloce ha messo in evidenza separazioni, dolore, richiamandoci ad un crudo realismo sulla nostra realtà umana. Di conseguenza, abbiamo avvertito l’urgenza di solidarietà, di maggiore responsabilità. Molti sono stati gli esempi di cui siamo venuti a conoscenza: andare “oltre” significa mantenere nel tempo questa sensibilità, ricordare il cammino da fare, poichè siamo sulla “stessa barca”.
Noi Cristiani siamo impegnati a dare “continuità”, a conservare “memoria” nel servizio umile alla vita, noi, che nei nostri gesti, nelle nostre preghiere ricordiamo Colui che è la “porta”, il pastore che cammina al nostro fianco, il Signore Gesù.
Cordialmente, Don Stefano