Santa Rosa da Lima, vergine, terziaria domenicana (23/08/20)
“Sei bella! Sei Rosa!”
Nel 1586 Isabella nacque a Lima, decima di tredici figli dei Flores de Oliva, nobili spagnoli trapiantati in Perù. Fu la sua balia Marianna, di origine india, a darle il nome di Rosa per l’incredibile bellezza che la caratterizzava. Nome poi confermato alla cresima e a vent’anni quando vestì l’abito del Terz’ordine domenicano, come il suo modello di vita, Santa Caterina da Siena. A Rosa si aggiunse allora anche il nome “di Santa Maria”, ad esprimere il tenerissimo amore che sempre la legò alla Vergine a cui ricorreva ad ogni istante per chiedere protezione .
Povera per i poveri
Santa Rosa conobbe la povertà quando la sua famiglia andò in miseria per il fallimento degli affari paterni; lavorò duro come domestica, nell’orto e come ricamatrice, fino a notte fonda, portando nelle case degli acquirenti la Parola di Cristo e il suo anelito al bene e alla giustizia che, nella società peruviana di allora, schiacciata dalla Spagna colonizzatrice, sembrava offuscata del tutto. Nella casa materna creò una sorta di ricovero per i bisognosi, dove assisteva bambini ed anziani abbandonati, soprattutto di origine india. Già da piccola Rosa aspirò a consacrarsi a Dio nella vita claustrale, ma rimase “vergine nel mondo” e da terziaria domenicana si rinchiuse in una cella di pochi metri quadrati, costruita nel giardino della casa materna, dalla quale usciva solo per la funzione religiosa e dove trascorreva gran parte delle sue giornate a pregare ed in stretta unione con il Signore.
“Dedicami tutto il tuo amore…”
Mentre pregava davanti ad un’immagine della Vergine Maria con in braccio Gesù, un giorno da quel bambino Rosa udì una voce che le disse: “Rosa, dedicami tutto il tuo amore …”. Non ebbe dubbi: da allora fu Gesù il suo amore esclusivo sino alla morte, un amore coltivato nella verginità, nella preghiera e nella penitenza. Ripeteva spesso: “Mio Dio, puoi aumentare le sofferenze, purché aumenti il mio amore per te”. E’ il significato redentivo della Passione di Cristo che le si fece chiaro: il dolore vissuto con fede redime, salva. E il dolore dell’uomo può essere associato al dolore salvifico di Cristo. E’ una svolta interiore che coincise con la lettura di Santa Caterina, da cui imparò l’amore al sangue di Cristo e l’amore alla Chiesa. Ed è proprio nel suo romitorio in giardino che Santa Rosa riviveva nella carne la passione di Gesù, con due intenzioni: la conversione degli spagnoli e l’evangelizzazione degli indios.
Devozione e anno giubilare
Le si attribuiscono infatti mortificazioni e castighi corporali di ogni genere ma anche tante conversioni e altrettanti i miracoli. Uno fra tutti, la mancata invasione dei pirati olandesi a Lima nel 1615. Quando ancora era in vita, Rosa venne esaminata da una commissione mista di religiosi e scienziati che giudicarono le sue esperienze mistiche come veri e propri “doni di grazia”, tanto che alla sua morte per l’enorme folla che partecipò al suo funerale, Rosa era già santa. Morì solo dopo aver rinnovato i suoi voti religiosi, ripetendo più volte: «Gesù, sii con me!». Era la notte del 23 agosto 1617. Dopo la morte, quando il suo corpo fu trasportato nella Cappella del Rosario, la Madonna da quella statua dinanzi alla quale la Santa tante volte aveva pregato le sorrise ancora, per l’ultima volta. La folla presente gridò al miracolo. Nel 1668, Rosa venne beatificata da Papa Clemente IX e canonizzata tre anni più tardi. E’ la prima Santa canonizzata del Nuovo Mondo ed è patrona del Perù, di tutta l’America Latina, delle Indie e delle Filippine. E’ invocata come protettrice di fiorai e giardinieri, contro le eruzioni vulcaniche e anche in caso di ferite o per la soluzione di litigi famigliari. Un Anno giubilare ha commemorato i 400 anni della morte di Santa Rosa col motto: “400 anni intercedendo per te”, in riferimento alle migliaia di preghiere che la Santa ha ricevuto ed esaudito nel corso di quattro secoli.