Pakistan, primi passi contro i matrimoni forzati
Qualcosa sembra muoversi sulla questione dei rapimenti e delle “spose bambine” per lo più appartenenti a minoranze etniche. “Le questioni che riguardano i pakistani di fede non musulmana saranno affrontate attraverso l’istituzione di consigli per l’armonia interreligiosa”, lo ha annunciato Hafiz Tahir Ashrafi, consigliere special del Primo Ministro Imran Khan per gli affari religiosi
Dopo le denunce e le proteste delle Chiese per la vicenda di Arzoo Raja e di altri casi simili, il Governo pakistano ha annunciato l’istituzione di uno speciale centro che indagherà sulle conversioni forzate di minorenni appartenenti a minoranze. Ad annunciarlo, Hafiz Tahir Ashrafi, consigliere speciale del Primo Ministro Imran Khan per gli affari religiosi e presidente del Consiglio degli Ulema dl Pakistan. “È stato istituito uno speciale coordinamento per affrontare le qustioni che riguardano le minoranze. A nessuno sarà permesso di creare panico nel Paese sulla questione delle conversioni forzate e dei matrimoni di minorenni”, ha scritto in un tweet il 16 dicembre l’esponente governativo. “Le questioni che riguardano i pakistani di fede non musulmana saranno affrontate attraverso l’istituzione di consigli per l’armonia interreligiosa”.
La speranza di giustizia
L’iniziativa è stata salutata positivamente da Vincent Thomas, responsabile della Commissione per il dialogo dell’arcidiocesi di Karachi, che in un’intervista dell’agenzia Ucanews, si è così espresso: “A volte ci è difficile contattare i funzionari del governo quando si tratta di questioni relative alle minoranze. Questo centro sicuramente aiuterà i nostri sforzi, vedremo come potrà aiutare le minoranze e a miglioare l’armonia interreligiosa in Pakistan”. L’annuncio della nuova iniziativa segue di una settimana la notizia dell’incriminazione da parte di un tribunale del rapitore di Arzoo Raja, il musulmano Azhar Ali, per violazione della legge che vieta il matrimonio infantile – che prevede pene fino a due anni di reclusione – e per stupro, che in Pakistan prevede la reclusione non inferiore a 10 anni e, in alcuni casi, anche la pena di morte. Arzoo era stata sequestrata, convertita con forza all’islam, costretta a nozze islamiche nello scorso ottobre, poi liberata dalla polizia e ora risiede in una casa famiglia, sotto il controllo degli assistenti sociali.
Matrimoni forzati, un’arma contro le minoranze
I rapimenti e matrimoni forzati di donne e adolescenti sono una pratica corrente in Pakistan ed è sempre più usata dagli islamisti come ulteriore strumento di persecuzione contro le minoranze religiose. Da tempo le Chiese cristiane e le altre minoranze chiedono una legge specifica che renda penalmente perseguibili gli autori di questi crimini, che rimangono nella maggior parte dei casi impuniti per la complicità delle autorità di polizia e di quelle giudiziarie. Secondo la ong pakistana Centre for Social Justice (Csj), tra il 2013 e il novembre 2020 i media hanno segnalato 162 conversioni sospette e il numero più alto di casi (49) è stato segnalato nel 2019. Più del 46% delle vittime erano minorenni, con quasi il 33% di età compresa tra gli 11 e i 15 anni. Oltre il 54% delle vittime apparteneva alla comunità indù, mentre il 44% erano cristiani). Ma quelle segnalate dai media rappresentano solo la punta dell’iceberg, perché molti non denunciano per paura di eventuali ritorsioni. Per questo si chiede, tra le altre cose, l’introduzione di una legge che renda obbligatoria la convalida da parte di un giudice che accerti che la conversione nasce da una scelta libera; e una serie di emendamenti sulla limitazione del matrimonio infantile.
La legge sulla blasfemia
Nelle ultime settimane ci sono stati altri segnali di apertura da parte del Governo di Islamabad anche sul fronte dell’applicazione della controversa legge sulla blasfemia, anch’essa usata come arma di persecuzione contro le minoranze non musulmane in Pakistan. Ne ha discusso lo stesso Ashrafi in questi giorni con alcuni rappresentanti della Chiesa cattolica e protestante. Durante l’incontro, l’esponente governativo ha ammesso che la legge è spesso abusata e ha detto che il governo sta indagando sui vari casi per limitare gli abusi. “Vogliamo andare avanti. Il Pakistan appartiene a tutte le minoranze religiose. Tutti dovrebbero lavorare nell’ambito della costituzione e della legge “, ha affermato Ashrafi.
Aumento della violazione dei diritti
Dei diritti violati delle minoranze in Pakistan si è parlato a un incontro nazionale organizzato il 16 dicembre dalla Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale pakistana, che – riporta l’agenzia Ucanews – ha registrato un generale peggioramento quest’anno della situazione delle miroranze non musulmane, collegato alla crescita dell’estremismo religioso.
Lisa Zengarini – Città del Vaticano