Torino città aperta

Way out, uno strumento per chi chiede di essere reintegrato come cittadino

Proviamo per un attimo a metterci nei panni di un detenuto o di una detenuta che, pagato il debito con la giustizia, torna in libertà, esce dai cancelli del carcere torinese «Lorusso e Cutugno» con il suo fagotto e, senza un euro in tasca non sa letteralmente dove sbattere la testa. Chi è torinese e ha parenti e amici in città in qualche modo trova una sistemazione. Ma chi è originario di un’altra città o regione o peggio è straniero e non ha mai messo piede a Torino a chi può chiedere aiuto?” E chi per altri vari motivi è finito a vivere sulla strada, senza più una casa, con relazioni parentali e amicali compromesse o evaporate?… …e chi, precipitato improvvisamente dalle crisi ripetute e varie di questi ultimi anni in una fascia di povertà, non riesce sempre a combinare un pranzo con una cena dove può riparare, trovare sostegno anche solo temporaneo?

Ecco allora una bussola, l’opuscolo “Way out” pensato dalla Caritas diocesana torinese (in collaborazione con il Comune e altri diversi soggetti istituzionali) per favorire l’inclusione sociale, per ”far sentire agli ex detenuti che la città non è ‘ostile’ ma è pronta ad accogliere chi chiede di essere reintegrato come cittadino” (chi è più povero di un detenuto o di una detenuta che, dopo mesi, anni, nel peggiore dei casi decenni, deve tornare ad una vita normale ma ha perso le coordinate spazio-temporali?). Scorrono per decine di pagine elenchi di centri aperti da sempre a ex detenuti e alle più varie categorie di persone marginalizzate, per far fronte a essenziali bisogni primari: dove andare a dormire, mangiare, lavarsi, vestirsi, ottenere i documenti necessari per ritornare ad essere un cittadino libero o avviare la pratica per diventare cittadino italiano…

La guida è una tappa del percorso Caritas nato da lontano e che si è intensificato a partire dal 2001 con la gestione di un alloggio – «Casa Silvana» in via delle Primule nel quartiere Vallette nelle vicinanze del carcere – a disposizione di parenti dei carcerati che vengono in città per incontrare i congiunti e non possono permettersi di soggiornare in albergo.

«Con ‘Way out» aggiunge Wally Falchi (responsabile del Centro di Ascolto della Caritas diocesana «Le due tuniche», corso Mortara 46/C  dove molti ex detenuti si rivolgono appena usciti dal carcere), «distribuiamo ai reclusi in uscita anche un ‘kit’ di materiale di prima necessità: spesso chi esce dal carcere ha con sé solo una busta di nylon con pochi effetti personali: noi forniamo un borsone dignitoso, prodotti igienici come spazzolino e carta igienica, un telefono cellulare per mettersi in contatto con i famigliari o con i servizi indicati nella guida, i biglietti del bus a significare che tornare ad essere cittadini liberi corrisponde anche a pagare i mezzi pubblici… E poi, a chi ne fa richiesta, forniamo il biglietto per il treno per raggiungere la propria casa, abbigliamento e altro materiale utile».

«Le persone ex detenute che incontro dopo un periodo in carcere» conclude Roberto, volontario Caritas «non sanno dove rivolgersi: per qualcuno la galera è l’unico punto di riferimento che hanno avuto per anni, la maggior parte, soprattutto gli stranieri, non hanno mezzi economici e, se non accompagnati, rischiano di tornare nelle reti dell’illegalità. In Italia la recidiva è molto alta anche perché chi esce dal carcere spesso non ha alternative: se dietro le sbarre non ha trovato opportunità formative o lavorative torna a delinquere. Il volontariato ha un ruolo molto importante nel sostegno al reinserimento, supplisce alle carenze dello Stato, è l’unica àncora di salvezza. La guida è un prezioso tassello di questo mosaico di gratuità che fa riemergere chi si perde per strada».

“Sono sempre i pensieri che avanzano con passo di colomba quelli che cambiano il mondo”(A. Camus).

Sfogliando Way out ci si rende conto della fitta rete di sostegno ai più deboli estesa in tutta la città, grazie al prezioso lavoro di un alto numero di volontari (o di realtà più accessibili a chi non ha tante disponibilità economiche). . Se da un lato la densità di tali interventi lascia trasparire una viva vicinanza da parte della città ai problemi di tanti, dall’altro evidenzia quanto sia urgente che le Istituzioni se ne facciano carico in modo organico e mettano a punto strumenti legislativi, sociali ed economici che ne riducano, risolvano le cause profonde.

Osvaldo Aime