LA GENTILEZZA

La gentilezza è indispensabile per costruire relazioni. Essa permette la creazione di fiducia, incoraggia l’apertura e la cura gli uni per gli altri, in modo spontaneo e contagioso. È ciò è pienamente cristiano. La gentilezza diventa un modo per affrontare la vita attraverso la capacità di connettersi con gli altri e di partecipare al benessere della comunità; è un modo di vivere e di comportarsi nei confronti degli altri per creare un ambiente inclusivo e piacevole per tutti, in cui sentirsi accettati e protetti. Sono convinto che essa vada oltre le buone maniere e la buona educazione che fanno riferimento a un codice di comportamento da osservare nelle occasioni della vita sociale. Potrei coniugare la cortesia come la capacità di “far star bene gli altri”, di promuovere il benessere altrui, di tenere sempre in considerazione i sentimenti degli altri. E ciò è uno stile indifferibile fra coloro che si chiamano “sorelle e fratelli”. Spesso questa parte della nostra individualità viene nascosta, soprattutto sul mondo del lavoro, dove ci viene chiesto di mostrarci sempre agguerriti, performanti e competitivi; incoraggiare queste dimensioni significa innescare ansia e stress: quando i livelli di stress sono elevati improvvisamente si diventa aggressivi, negativi e scortesi. Il linguaggio è una componente importantissima nella pratica della gentilezza: deve essere usato in modo corretto, bisogna fare attenzione all’ascolto attivo, al dialogo interiore e al tipo di relazione che abbiamo instaurato con l’altro. La gentilezza è strettamente legata ad un altro importante sentimento: la fiducia. Esse si sostengono a vicenda, in quanto la gentilezza per esistere deve essere fiduciosa nei confronti dell’altro, e se così non fosse sarebbe una cortesia vuota di significato.

Anche gentilezza e umiltà hanno un legame particolare. La gentilezza è praticata più facilmente dagli umili perché non si può essere gentili col prossimo se si pensa di essere superiori o speciali. Chi è in grado di accettare la precarietà e l’imperfezione della vita impara ad essere umile e quindi più gentile con gli altri, in quanto riconosce che condividono la sua stessa sorte.

La gioia risulta altrettanto connessa alla gentilezza perché un gesto gentile fatto di malavoglia e senza la gioia a supportarlo non ha senso di esistere, perde completamente il suo senso. La gentilezza è un atteggiamento intimo, sentito, che si perfezione con l’educazione di se.

da Diocesi di Ragusa