E io vi ristorerò. Sperare in tempi di fragilità
Autori: Matteo Maria Zuppi, Renato Colizzi
Editore: Edizioni Apostolato della Preghiera, 2024 – 112 pagine
La fragilità non risparmia nessuno, abita tutti e ancor più i tempi difficili che stiamo attraversando: pandemia, crisi climatica, guerre in corso sul pianeta, migrazioni forzate di interi popoli, ma anche solitudini e dipendenze, disuguaglianze e sofferenze personali. La fragilità è il tema di queste pagine, nate all’interno “di un convegno di tre giorni di riflessione e meditazione che la Rete Mondiale di preghiera del Papa ha tenuto a Sassone (RM)”, nell’aprile del 2023. Occasione per chiedersi appunto; “come oggi possiamo vivere questi tempi turbolenti, con lucidità e speranza cristiana”? Le riflessioni qui raccolte sono quelle del card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana e di Padre Renato Colizzi Direttore nazionale della Rete (costituita dal Santo Padre il 27 marzo 2018, con lo scopo di mobilitare i cattolici alla preghiera e all’azione di fronte alle sfide dell’umanità e della missione della Chiesa).
Le possibili risposte per il cristiano possono essere cercate solo tra le pagine del Vangelo, che parlano di attitudine alla compassione, alla preghiera, al “pensarci in relazione all’altro”. Perché il prossimo, sono sempre parole del Card. M. Zuppi, “non è l’oggetto del mio volontariato, è parte della mia vita…Incontrando altri tu il mio io cambia quasi per forza”. In un mondo che richiede prestazioni sempre più performanti la fragilità è temuta. Eppure per il cristiano la speranza nasce proprio dalla scoperta della propria fragilità.
Gesù stesso, ricorda ancora il cardinal Zuppi, “fa vedere i segni dei chiodi a Tommaso, mostra proprio la Sua fragilità…che diventa il segno della Vita, il segno di un amore più forte del male. E’, il Suo, un amore che non cancella le ferite…ma le trasforma in possibilità di luce”.
In questo orizzonte si staglia il senso della preghiera, che “mi fa vivere la sofferenza dell’altro e; e la sofferenza dell’altro mi fa vivere la preghiera”. E se sempre più spesso sentiamo le nostre esistenze sotto assedio, per il cristiano, la fragilità non è semplicemente un dramma, per il quale affannarsi a trovare antidoti e terapie, è anche una risorsa da usare in modo consapevole. Come riprende nelle sue tre meditazioni Padre Renato Colizzi col suo “appello a diventare persone di preghiera, persone di fiducia nella fedeltà di Dio e quindi persone di speranza. Fragilità e speranza sono dunque le due facce di una stessa medaglia”.
Mentre nella postfazione, che riporta i due interventi di Francesco Draicchio e Don Paolo Lembo che avevano aperto il convegno, si trovano suggerimenti di discernimento dei nostri tempi complicati, agitati: un commento alla bellissima e intensa preghiera (27 marzo 2020) di Papa Francesco durante la pandemia e un richiamo all’incontro di Gesù con i discepoli di Emmaus, disorientati, prima di riconoscerlo. Come potremmo essere noi. E se anche noi ci sentiamo confusi, fragili, sappiamo chi ci “ristorerà”. “Dio non ci lascia soli”, ci ricorda il titolo di un precedente libro del Card. M. Zuppi.
Se la preghiera spesso ci è difficile, queste pagine brevi ma dense di riflessioni e suggerimenti ci aprono la possibilità di viverla, di stare davanti a Lui in ascolto e in dialogo nello stesso tempo. Narrava il Santo curato d’Ars di un contadino che tutte le sere entrava, solo, nella chiesa, si sedeva all’ultimo banco e guardava fisso il Tabernacolo, fermo, in silenzio. Non sapeva leggere, né aveva corona del rosario. Alla domanda del Curato “Ditemi, voi vi sedete e state lì ogni giorno: cosa fate?”. Il contadino rispose: “Nulla, signor parroco … io guardo Lui e Lui guarda me”.