Giornata dell’Infanzia 20/11/21
Il 20 novembre si celebra la Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, indetta dall’Onu dal 1954. Mentre ancora sono visibili le conseguenze psicologiche della pandemia sui più piccoli, in varie parti del mondo i diritti del fanciullo continuano ad essere trascurati soprattutto a causa della povertà che impedisce ai minori di accedere ad una adeguata sanità e ad un efficiente sistema di istruzione
Sono la meraviglia, il guizzo, le domande impossibili, la tenerezza, la curiosità, la fantasia. Sono il tesoro da custodire ma rischiano troppo spesso di diventare il parafulmine dei ‘grandi’. Nella Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’adolescenza, e a trent’anni dalla ratifica da parte dell’Italia della “Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza” delle Nazioni Unite, da Auckland ad Amman, da New York a Nairobi, fino a Firenze, anche quest’anno, alcuni luoghi simbolo si accendono di blu, il colore di questa Giornata. Intanto, ci si chiede che posto occupano oggi i bambini nelle preoccupazioni istituzionali e nell’organizzazione della vita collettiva. In particolare, ci si chiede quanto realmente i diritti dei minori siano tutelati in modo ottimale ed omogeneo.
Nel mondo, infatti, molte sono ancora le aree dove ai bambini è di fatto negato di poter sperimentare, giocare, imparare, partecipare, sognare, sbagliare, comunicare, condividere, crescere. Ovviamente, sono gli adulti che hanno la responsabilità di concretizzare e difendere questi diritti, accompagnando i piccoli verso la loro piena acquisizione, ancor più durante la pandemia che peraltro ha visto aumentare del 180% il numero degli accessi in pronto soccorso per autolesionismo, istinti suicidari, sintomi psichiatrici.
Diritti dell’infanzia ancora non garantiti ovunque
Secondo l’UNICEF e Save the Children, il numero di bambini nel mondo che vivono in condizioni di povertà multidimensionale è salito a circa 1,2 miliardi a causa della pandemia di Covid-19. Si tratta di un aumento del 15% dei bambini in condizioni di privazione nei Paesi a basso e medio reddito, ovvero di altri 150 milioni di minori. L’analisi di questo indice utilizza dati sull’accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria, all’alloggio, alla nutrizione, ai servizi igienici e all’acqua provenienti da oltre 70 Stati. Prima della pandemia circa il 45% dei bambini era stato già gravemente privato di almeno uno di questi bisogni fondamentali. Nell’Unione Europea la povertà infantile rimane un grave problema, poiché quasi un minore su quattro è a rischio di povertà o di esclusione sociale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sotto ai cinque anni la mortalità infantile è superiore di 8 volte in Africa rispetto all’Europa, e nei Paesi in via di sviluppo arriva al 99% delle morti nel mondo. E’ sempre l’OMS a sottolineare che si potrebbe ridurre la mortalità infantile del 50% già solo investendo nel miglioramento dell’accesso all’acqua potabile.
In soccorso della povertà sanitaria infantile
“Immagino un’Italia nella quale nessuna decisione che coinvolga i bambini e i ragazzi venga presa dalle istituzioni senza prima averli ascoltati e senza aver tenuto in adeguata considerazione le loro opinioni”. E’ il messaggio che l’Autorità italiana garante per l’infanzia e l’adolescenza ha indirizzato a Parlamento, Governo, Regioni ed enti locali in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia. Un segnale incoraggiante di fronte a trend che incoraggianti non sono.
Resta, comunque, un fiorire continuo di realtà umanitarie che in vario modo si adoperano per venire incontro alle urgenze ma anche alle situazioni croniche in cui i bambini non riescono a dispiegare il ventaglio di potenzialità vitali che sarebbe loro proprio. Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Rava, pone sotto i riflettori ancora una volta la pandemia che ha “gravemente ferito questa generazione”. Rava insiste sul fatto che i bambini debbano veramente essere al centro dell’attenzione mediatica e istituzionale, con politiche sanitarie ed educative nonché promotrici dell’inclusione lavorativa. E parla di una “speranza organizzata e sostenuta perché questi bambini devono rinascere”. Approfondisce poi soprattutto sull’aspetto della povertà sanitaria, a cui la Fondazione dedica da tempo un forte impegno:
Antonella Palermo – Città del Vaticano