Senza pastori?
La crisi delle vocazioni e il futuro delle parrocchie
Autore: Domenico Agasso
Editore: Rubbettino, 2021; pagg. 116
“Neanche un prete per chiacchierar” cantava Adriano Celentano nel 1968. Mezzo secolo dopo, per migliaia di parrocchie italiane la strofa di Azzurro si è rivelata profetica. Ci sono sempre meno sacerdoti e meno parroci all’ombra dei campanili (il Piemonte ha in questo la palma nera del trend negativo). E hanno le agende sempre più piene e indisponibili. Dalla gente sono percepiti sempre più distanti, difficilmente raggiungibili… I fedeli che praticano – peraltro in calo costante pure loro – devono abituarsi sempre di più alla scomparsa della figura tradizionale del parroco – factotum dei sacramenti e del culto, amministratore e curatore dei restauri, presente negli oratori, collaboratore alle attività sociali della comunità…”
Si è passati da un unico pastore a una gestione collegiale di più preti occupati in più parrocchie a un unico parroco condiviso con più parrocchie, con età anagrafica sempre più alta. Alcune cifre per inquadrare il fenomeno in atto: nelle 224 diocesi italiane le parrocchie sono 25.610 mentre i parroci 16.905; il bilancio è un meno 8.705; l’età media del clero è passata da 57 anni nel 1990 a più di 61 nel 2019; un terzo dei preti ha più di 70 anni, oltre un quinto ha più di 80 anni e solo il 10% ha meno di 40 anni; nel 1990 il clero diocesano era composto da oltre 38.000 tonache, nel 2019 era sceso a 32.036 e la crisi delle vocazioni (cominciata – in modo un po’ beffardo – proprio nel periodo successivo al Concilio Vaticano II (quando in molte diocesi italiane erano stati ampliati o costruiti dei nuovi seminari) non fa che aggravare la situazione, alla quale non può rispondere in modo soddisfacente l’arrivo di preti e seminaristi dall’Africa, dall’America latina o dall’ Asia.
Il crescente ateo-agnosticismo delle nuove generazioni europee è un tema che fatica a diventare centrale per le agende delle Chiese, ma è lì che si deve guardare se si vuole pensare al possibile futuro delle vocazioni sacerdotali e religiose. Di fronte a questo quadro la Chiesa dovrà rivedere la sua organizzazione territoriale, spingendo i fedeli a forme inedite di partecipazione alla vita delle parrocchie. Lo sguardo si pone quindi verso il futuro, in una comunità cristiana costretta davvero a guardare avanti (e il progetto di sinodalità che vuole da papa Francesco potrà qui concorrere a tracciare alcuni orientamenti), dove i laici, uomini e donne, sapendo di non avere più la chiesa sotto casa, dovranno assumersi responsabilità significative nella gestione della comunità dei fedeli e far le veci del sacerdote (non ovviamente per ciò che riguarda i sacramenti). In questa prospettiva si colloca anche il dibattito e la crescente richiesta di dare la possibilità ai preti di sposarsi e alle donne di diventare sacerdotesse.
Agasso attraversa questa Italia senza pastori, sulle vie dello Spirito che nella sua “fantasia” apre strade nuove in quello che a tutti appare un deserto. Ma in cui si intravedono segnali nuovi: “A Sesto, in Val Pusteria, Christine Leiter, mamma e studiosa di teologia, ha celebrato lo scorso ottobre 2019 il primo funerale officiato da una donna in una chiesa cattolica. Nella Diocesi di Cefalù, il vescovo ha affidato la parrocchia di San Paolo Apostolo a un gruppo di laici. Non sono come si potrebbe immaginare bizzarrie o mosche bianche -si legge nella presentazione del libro- Il Vaticano la scorsa estate ha dato mandato alle parrocchie di ricorrere ai laici per la celebrazione di funerali, matrimoni e battesimi qualora non vi fosse la disponibilità di un sacerdote“.
E poi, il libro evidenzia anche aspetti sociali e “politici” della Chiesa, andando oltre la visione puramente religiosa.
Fonti:Books.google.com>Religion>General https://books.google.it/books/about/Senza_Pastori
“https://www.store.rubbettinoeditore.it/catalogo/senza-pastori/”