ACCOGLIENZA

Varie Associazioni e gruppi che operano nella realtà cittadina sono contemporaneamente anche aperti ad orizzonti più larghi, sul territorio nazionale e internazionale. Del resto é difficile tracciare linee di confine tra bisogni locali e bisogni confinanti, tra antiche, nuove povertà sul nostro tessuto cittadino e le varie nuove povertà ultimamente anche accresciute nel nostro paese o provenienti da paesi in situazioni economiche, sociali, politiche, ambientali critiche. La compenetrazione tra realtà di casa e realtà internazionale è un dato di fatto, resa più evidente dalla globalizzazione accelerata degli ultimi tempi, che ha cancellato confini, accorciato distanze, accomunato problemi, per affrontare i quali spesso occorrono nuovi approcci.

Quanto arriva sulla nostra tavola, ciò che indossiamo quotidianamente, la tecnologia che maneggiamo abitualmente… molto spesso hanno provenienze lontane, sono frutto di lavoro di stranieri, molte volte sfruttati nel loro paese o nelle nostre città e nelle nostre campagne, privati di diritti primari, in aperto contrasto con la destinazione comune dei beni della terra. Lavoratori presi dentro un sistema produttivo che è anche fonte di conflitti, povertà, migrazioni. Papa Francesco, nell’ultima Enciclica “Fratelli tutti”, invita a guardare a queste realtà interconnessa, consapevoli che ”abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri”, che siamo chiamati a riconoscerci ovunque “una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri”. Interessandoci degli ultimi, delle persone più vulnerabili ci interessiamo anche di noi, delle nostre fragilità, delle nostre speranze. Il riconoscimento di questa fratellanza, è insieme anche un forte messaggio dal valore politico. La vera qualità dei diversi Stati, dice Francesco, si misura da questa capacità di ognuno di pensare non solo come paese, ma anche come famiglia umana. Dare spazio alla tenerezza, avere compassione, riconoscere la sofferenza dell’altro, salvare l’umanità in noi. Tuttavia, il Papa rimanda sempre al livello personale per timore che ci si senta deresponsabilizzati. E il modello per superare le troppe inequità che caratterizzano il nostro mondo – già denunciate da Francesco nella “Laudato si’ – è quello del Buon Samaritano, “che prende su di sé il dolore dei fallimenti”.

Ma questa “uscita” da sé non si riduce a un rapporto con un piccolo gruppo, o ai legami familiari: è impossibile capire se stessi senza un tessuto di relazioni più ampio con altri che ci arricchiscono.

Approcci cristiani e laici a questo modo di porsi di fronte all’altro – accoglier il debole, lo straniero, fare insieme un cammino per “contribuire alla costruzione di una società più giusta, una democrazia più compiuta, un Paese più solidale”(Papa Francesco) sono tanti, attivi e vivi da tempi diversi. E’ uno spettro amplissimo e sfaccettato di associazioni, organizzazioni, gruppi, parrocchie…, che lavorano in questa scia, con sguardo rivolto ora alle urgenze locali ora urgenze poste da fenomeni internazionali come quello migratorio. Lasceremo scorrere davanti ai nostri occhi, a titolo esemplificativo, solo profili brevi, di pochissimi, sempre lontani pretese di scelte fatte per ordine di importanza. Ma tutti sono caratterizzati da questa visione aperta, “strabica,” volta a chi da sempre è vicino come a chi arriva da lontano.

Ecco allora nella nostra città (oltre al CISV, alle Caritas diocesane e all’Ufficio Pastorale Migranti già incontrati) operanti su base volontaria:

Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

E’ una grande famiglia in cui giovani, uomini e donne sposati, consacrati laici, sacerdoti, scelgono di condividere la vita con i più poveri per non lasciare più soffrire nessuno in solitudine, cercando insieme di rimuovere le cause dell’ingiustizia. Fondata nel 1968 da don Oreste Benzi, da allora la Comunità lega la propria vita ai più poveri, vivendo con loro 24 ore su 24. Oggi la Comunità siede a tavola, ogni giorno, con oltre 41 mila persone nel mondo, grazie a più di 500 realtà di condivisione tra: * case famiglia (accoglienza disabili ed emarginati); * famiglie aperte:(famiglie che hanno aperto la propria abitazione all’accoglienza di chi ha bisogno); * mense per i poveri; * centri di accoglienza per offrire una prima accoglienza a chi si trova senza un tetto *comunità terapeutiche (con percorsi di recupero di persone con problemi di dipendenza da droghe); * Capanne di Betlemme (per i senzatetto dove si offre un’accoglienza a quei poveri che non hanno il coraggio di chiedere aiuto, andando a cercarli dove si trovano); * cooperative sociali: che gestiscono sia attività educative che imprese produttive integrate nelle quali vengono inserite persone svantaggiate (persone con disabilità, ex-carcerati, tossicodipendenti); *case di preghiera in cui vengono offerti agli ospiti momenti stabili di preghiera e riflessione e, per chi volesse, periodi di vita eremitica..

La Comunità opera anche attraverso progetti di emergenza umanitaria e di cooperazione allo sviluppo, ed è presente nelle zone di conflitto con un proprio corpo nonviolento di pace, “Operazione Colomba”, per gettare ponti e lenire ferite. . L’associazione vive anche un’azione missionaria attraverso la condivisione con gli ultimi e la promozione di progetti multisettoriali per l’autosviluppo nei Paesi poveri.

Mamre

L’ Associazione è stata fondata nel 2001 da Francesca Vallarino Gancia e suor Giuliana Galli. Non ha scopo di lucro, è aconfessionale e apartitica, fonda la propria struttura associativa sui principi della democrazia e persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale. Opera nel settore dell’assistenza sociale, socio-sanitaria, della formazione e della tutela dei diritti civili per offrire:

* sostegno psicologico, psicoterapia, consultazioni etnopsichiatriche, mediazione culturale, prevenzione e cura del disagio psichico e sociale delle persone; * aiuto alle famiglie in difficoltà nel processo di ricongiungimento, alle persone vittime di violenza e ridotte in schiavitù e sfruttamento e alle persone con devianze sociali; * attività di formazione, organizzazione di eventi culturali e campagne di sensibilizzazione su tematiche relative alle finalità dell’Associazione; * lavoro con rifugiati e richiedenti asilo; * lavoro nelle Istituzioni Scolastiche per l’inserimento dei minori stranieri e italiani, consulenze agli insegnanti e mediazione tra famiglie e insegnanti.

Associazione Terra del Fuoco

Nata nel 2001 a Torino, è impegnata nel sostegno ai percorsi di cittadinanza attiva e nella difesa della dignità e dei diritti delle persone. Sviluppa programmi giovanili di educazione alla cittadinanza europea  e promuove l’integrazione dei migranti  sul territorio; si occupa di cooperazione internazionale. 

Dal 2005 organizza ogni anno il Treno della Memoria che porta migliaia di studenti delle scuole medie superiori da tutta Italia a visitare i campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau.

Dal 2006 lavora con le comunità migranti di Torino, in particolare con la comunità Rom romena, ed è stata la prima realtà a realizzare un progetto di autorecupero grazie al quale uno stabile in disuso del Comune di Settimo Torinese è stato completamente ristrutturato dalle famiglie Rom provenienti da campi abusivi, dando vita al “Dado”, dove ancora vivono famiglie Rom. 

Attualmente Terra del Fuoco è impegnata nella realizzazione del progetto “La città possibile” della Città Torino che prevede l’inserimento in percorsi abitativi per oltre 600 Rom residenti nei campi abusivi.  Terra del Fuoco è inoltre impegnata in progetti di accoglienza rifugiati e richiedenti asilo, per garantire loro le migliori opportunità di inserimento, formative e ludiche. Attualmente sono oltre 150 le persone accolte nelle strutture messe a disposizione dall’associazione.

SERMIG (Servizio Missionario Giovanile)

Realtà fondata a da Ernesto Olivero nel 1964, insieme ad alcuni giovani cattolici, con lo scopo di combattere la fame nel mondo tramite opere di giustizia, promuovere lo sviluppo e praticare la solidarietà verso i più poveri. Ha la sua sede in quello che era unArsenale di guerra, una fabbrica di armi. Dal 1983 il lavoro gratuito di migliaia di persone lo ha trasformato in Arsenale della Pace. Dal gruppo originario è nata la Fraternità della speranza, composta da giovani, coppie di sposi e famiglie, monaci e monache che si dedicano a tempo pieno al servizio dei poveri, alla formazione dei giovani.

L’Arsenale della pace è oggi una porta sul mondo aperta 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Punto di incontro tra culture, religioni, schieramenti diversi per conoscersi, dialogare, camminare insieme e che permette a chi lo desidera di restituire qualcosa di se’: tempo, professionalità, beni spirituali e materiali.

Il lavoro e i contributi economici volontari di migliaia di persone hanno trasformato l’Arsenale in una casa di accoglienza per i poveri, offrendo un rifugio per la notte, pasti, cure sanitarie, ospitalità a famiglie di bambini con gravi patologie, curati in ospedali cittadini, e sostegno a persone che vogliono cambiare la loro vita. Ospita l'”Università del Dialogo”, dedicata alla formazione dei giovani su temi di educazione alla convivenza tra culture, la pace e in generale i grandi temi dell’esistenza. Sono presenti inoltre una Scuola per Artigiani restauratori e un Laboratorio di musica.

In quarant’anni ha portato avanti migliaia di progetti di sviluppo a servizio delle comunità più povere in 88 paesi del mondo. E’ presente in Brasile e in Giordania per accoglienza e accompagnamento di minori a rischio o persone con disabilità.

ASAI (Associazione di Animazione Interculturale)

Presente a Torino dal 1995, propone iniziative educative e culturali rivolte a bambini, giovani e adulti in diversi luoghi della città, per promuovere percorsi di integrazione sociale e cittadinanza attiva, prevenire il disagio… Coinvolge centinaia di volontari in azioni concrete e dirette a una migliore convivenza nel tessuto urbano, basandosi sulla metodologia cooperativa per favorire lo sviluppo della capacità di ascolto, negoziazione e partecipazione dei ragazzi. 

Concentra i suoi sforzi nei quartieri più vulnerabili di Torino e si rivolge in particolare a minori ed a famiglie che vivono in situazione di rischio e di esclusione sociale. Le attività dei centri aggregativi sono inserite in un progetto educativo di rete che coinvolge famiglie, scuole, servizi sociali e associazioni di territorio.

Molteplici sono gli spazi di intervento. Tra i tanti:

* Percorsi di giustizia riparativa che possano coinvolgere vittima, reo (minorenne) e comunità nella ricerca di soluzioni agli effetti del conflitto generato da un fatto delittuoso o inadeguato; in collaborazione con Enti e Uffici pubblici di competenza.

* Sostegno Scolastico per dare risposta alle difficoltà di inserimento e apprendimento di ragazzi stranieri e italiani. L’attività si concretizza nel lavoro condiviso con le scuole del territorio e con proposte educative che migliorano la qualità e l’efficacia del percorso scolastico: corsi di Italiano L2 per i nuovi arrivati; laboratori didattici per la scuola primaria e secondaria; laboratori espressivi, ludici e sportivi per bambini e giovani.

Sportello Lavoro ASAI: fornisce informazioni, consulenze, formazione orientativa e accompagnamento nella ricerca di lavoro. L’attività si rivolge prevalentemente ai giovani (16-30 anni) in cerca di occupazione e di orientamento formativo, e agli adulti in cerca di formazione e assistenza familiare.

Associazione San Martino

Organizzazione apartitica, aconfessionale a struttura democratica, volta a: * sviluppare le relazioni umane attraverso la promozione di iniziative culturali, sociali e ricreative (spettacoli teatrali, incontri su tematiche sociali…). * diffondere una cultura della gratuità e della condivisione nel rispetto della dimensione umana a religiosa di ognuno

In particolare svolge attività di accoglienza di donne straniere con bambini, in difficoltà economica; di supporto nella ricerca di alloggio e prima occupazione per la loro completa autonomia. Supporto anche economico a nuclei familiari in difficoltà per pagamento di affitti, bollette, spese sanitarie… Gestisce alloggi di proprietà della San Martino per accoglienza temporanea di persone/famiglie in difficoltà.

Gruppo Abele

E’ nato a Torino nel 1965, fondato da don Luigi Ciotti, dall’evoluzione del gruppo iniziale di Gioventù Impegnata. La scelta del nuovo nome “Gruppo Abele” (fine 1968) si deve al proposito di “capovolgere” l’atteggiamento indifferente ed egoistico esemplificato dalla figura di Caino (Genesi 4, 1-16), atteggiamento che “rimane alla base di quasi tutti i rapporti tra le persone in una società che esalta sempre l’individualismo e la ricerca del proprio tornaconto”(“Gruppo Abele. Quarant’anni, il viaggio continua”, Ega, 2005).
Missione del gruppo: sostenere chi affronta un momento difficile, accompagnandolo in un percorso personalizzato per recuperare un posto nella società che lo ha messo ai margini;

fare cultura e proporre azioni concrete di cambiamento.

Il Gruppo è oggi articolato in circa 40 attività. Tra le tante: * Comunità per chi vive problemi di tossicodipendenza; * Centro accoglienza stranieri (Barriera di Milano) che necessitano di un luogo di relazione e/o di servizi primari – doccia, generi alimentari, vestiario; * Casa di ospitalità convenzionata con il Comune, per donne maggiorenni, senza fissa dimora; * Centro diurno: accoglienza da mattina a sera di persone con problemi di dipendenza da sostanze/gioco ; * Cascina Tario ospita persone sieropositive o malate di Aids con problemi di tossicodipendenza; * Aliseo: associazione finalizzata all’emancipazione dall’alcolismo; * Casa Freeda rivolto a donne straniere in condizioni di vulnerabilità, possibili vittime di tratta..

 * Oltre lo specchio, sportello di ascolto e orientamento per le persone transessuali e transgender in difficoltà

Ci sono inoltre una casa editrice (Edizioni Gruppo Abele), un centro studi e ricerche, una biblioteca, un archivio, due riviste (Narcomafie e Animazione Sociale), percorsi educativi rivolti a giovani, operatori e famiglie. Il Gruppo Abele anima anche progetti di cooperazione in Africa (Costa d’Avorio) e un consorzio di Cooperative sociali  (Cartesio, …) che dà lavoro a persone con storie difficili alle spalle.

L’impegno trasversale delle diverse realtà del Gruppo ha dato vita alla nascita di numerose associazioni e coordinamenti: nel 1982 ha accompagnato la fondazione del Cnca, Coordinamento nazionale Comunità di Accoglienza, mentre nel 1986 ha partecipato alla fondazione dellaLila, Lega italiana lotta all’Aids. Sempre dal Gruppo è nata nel 1995 l’esperienza di Libera, un coordinamento formato da circa 1.500 associazioni in tutta Italia che collaborano nella lotta alle mafie e per la promozione di una cultura della legalità.

Rifugio diffuso

“Il Comune di Torino è stato il primo in Italia, a partire dal 2008, a sperimentare un progetto di accoglienza in famiglia di persone adulte a cui è stata riconosciuta dal nostro Paese una protezione internazionale o umanitaria. Dal 2015 “Rifugio diffuso” è entrato a far parte del più ampio progetto di accoglienza che il Comune di Torino ha nell’ambito del Sistema di Protezione richiedenti asilo e rifugiati del Ministero degli Interni, in collaborazione con l’Ufficio Pastorale Migranti.

Le famiglie ospitanti prestano il loro intervento in maniera volontaria e supportate dal progetto attraverso il riconoscimento di un contributo economico mensile, dalla disponibilità di una equipe di operatori e dalla rete delle altre famiglie accoglienti che fanno parte del progetto. In questi anni oltre 200 famiglie torinesi hanno aderito al progetto “Rifugio diffuso”, accogliendo in casa propria (per un periodo di tempo determinato da 6 a 12 mesi) di uno o due richiedenti asilo o rifugiati, con l’obiettivo di renderli autonomi nella gestione della casa (rispettare scadenze bollette, raccolta rifiuti…) e nella ricerca di un lavoro.

Corridoi Umanitari

Una voce a sé spetta alla realtà dei Corridoi Umanitari, creati dalla Comunità di Sant’ Egidio, Tavola valdese e Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, la Cei-Caritas, che ha preso il via in Italia nel 2015. Una via legale e sicura per mettere in salvo i profughi in cerca di protezione umanitaria

Il progetto non pesa in alcun modo sullo Stato, perché completamente autofinanziato: i fondi per la sua realizzazione – dal sostegno economico per il trasferimento in Italia all’assistenza ai migranti una volta arrivati – provengono interamente dalle associazioni e persone partecipi del progetto. Ha come principali obiettivi evitare i viaggi con i barconi nel Mediterraneo, che hanno già provocato un numero altissimo di morti, tra cui molti bambini; impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chi fugge dalle guerre; concedere a persone in “condizioni di vulnerabilità” (ad esempio, oltre a vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo.

È’ un modo sicuro per tutti, perché il rilascio dei visti umanitari prevede i necessari controlli da parte delle autorità italiane.
Ad oggi quasi 3.500 persone sono arrivate in Europa in questo modo, di cui 2700 in Italia. Qui sono coinvolti 162 attori in 18 regioni a spese delle associazioni, parrocchie, Caritas, Sant’Egidio, Migrantes, Tavola Valdese Federazione delle chiese evangeliche, collegi congregazioni religiose, privati in strutture o case.

Osvaldo Aime