Commento al Vangelo di Giovanni 10,11-18. (21/04/24)

“Carissimi, nel Vangelo secondo Giovanni, nel capitolo 10, versetti dall’11 al 18, contempliamo la figura del Buon Pastore, Gesù Cristo, che offre se stesso come modello supremo di amore e dedizione verso le sue pecore.

Il nostro Signore si presenta come il Pastore che conosce le sue pecore e che è disposto a dare la propria vita per loro. Questo è un gesto di amore straordinario, che sottolinea la profondità del legame tra il Pastore e le sue pecore. Egli non è un mercenario che abbandona il gregge di fronte al pericolo, ma il vero Pastore che sacrifica tutto per il bene delle sue creature.

Nel suo insegnamento, Gesù mette in evidenza la relazione intima che esiste tra lui e il Padre. Egli afferma che il Padre lo ama perché egli dà la sua vita per le pecore. Questo ci rivela la natura stessa dell’amore divino, che è generoso, sacrificale e redentivo. Il sacrificio di Gesù sulla croce è l’atto supremo di amore che ci riconcilia con Dio e ci apre le porte della vita eterna.

Inoltre, Gesù afferma di avere altre pecore che non appartengono ancora a questo ovile, alludendo ai non giudei che verranno accolti nel gregge del Signore. Questa prospettiva inclusiva ci ricorda che il messaggio di salvezza di Gesù è universale e si estende a tutte le persone di ogni razza, cultura e nazione.

Infine, Gesù sottolinea il suo potere di dare la vita e di riprenderla di nuovo. Egli non è soggetto alla morte come gli altri, ma ha il controllo completo sulla sua vita e sulla sua risurrezione. Questo ci offre conforto e speranza, sapendo che il nostro Pastore è il Signore della vita e della morte, e che nulla può separarci dal suo amore eterno.

In questo passo del Vangelo di Giovanni, siamo chiamati a riflettere sulla profondità dell’amore di Gesù per noi e sulla nostra risposta a questo amore. Egli è il Buon Pastore che ci conduce con amorevolezza e che offre la sua vita per noi. Che possiamo seguirlo con fiducia e gratitudine, sapendo che siamo amati oltre ogni misura e che siamo custoditi con sollecitudine nelle sue mani.”

S. Agostino