La stupidità
Autore: Dietrich Bonhoeffer
Editore: San Paolo, 2021, nella collana setteminuti per lo spirito, pagg 32
Il breve testo qui presentato è tratto dalla raccolta di lettere e altri scritti dal carcere di Dietrich Bonhoeffer “Resistenza e resa”, San Paolo 2015. Bonhoeffer è stato teologo luterano tedesco, protagonista della resistenza al nazismo, che ha pagato questa sua scelta con il carcere e l’impiccagione. Bonhoeffer scrive agli amici in occasione del Natale 1942, riflettendo su l’esperienza degli ultimi dieci anni (dal 1933, da quando la Germania è nelle mani di A. Hitler e dei nazisti) di una generazione posta davanti a una grande svolta della storia, sul fallimento delle persone “ragionevoli” che di fronte al male misconoscono ingenuamente la realtà, o si richiamano al “dovere” sfuggendo al rischio dell’azione personale e responsabile, o si rifugiano nella virtù privata.
Bonhoeffer colloca la lamentata e drammatica assenza di coraggio politico nel popolo tedesco (non riconducibile alla codardia delle singole persone) in una prospettiva storica: “I tedeschi hanno cercato, nel corso della storia, di liberarsi della propria volontà particolare nel servizio al tutto” …, ma senza tener conto “della necessità di agire liberamente e responsabilmente, sempre”. Cosa che vale per l’appunto “sempre” nella storia, sia per i vincitori sia per i vinti. Quando però si è di fronte alla stupidità, le armi della ragione appaiono spuntate, anzi “per il bene la stupidità è un nemico più pericoloso della malvagità, …lo stupido è capace di qualsiasi malvagità. Essendo contemporaneamente incapace di riconoscerla come tale”. Come reagire alla stupidità? Qual è la responsabilità di chi detiene il potere nei suoi confronti? E’ possibile, secondo la Bibbia, una vittoria sulla stupidità? Ci si può ripiegare sul disprezzo degli uomini? Dio può far nascere il bene anche da cose malvagie?… Domande alle quali Bonhoeffer tenta risposte, lasciate germogliare come piccolo seme in questo libricino nel suo decimo e ultimo capitolo, “Fiducia”, “uno dei doni più grandi, più rari e più gioiosi della convivenza umana”. Chiuso il brevissimo testo tra le nostre mani, si riemerge da setteminuti * di proficuo ascolto e meditazione, da attualizzare nel nostro quotidiano, insieme all’invito, chiosato in quarta di copertina, a “valutare gli uomini più per quello che soffrono che per quello che fanno o non fanno”.
Osvaldo Aime