Commento al vangelo di Marco 14,12-16,22-26 (02/06/24)

Cari fratelli e sorelle nella fede,

Oggi voglio riflettere insieme a voi sulle profonde verità contenute nel Vangelo secondo Marco, nei capitoli 14 e 16, che ci portano alla celebrazione della cena del Signore.

Nella prima parte del passaggio, vediamo il Maestro istruire i suoi discepoli a preparare il luogo per la Pasqua. Questo non era un semplice banchetto pasquale, ma era un momento di grande significato spirituale. La Pasqua ebraica era una commemorazione della liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù in Egitto, eppure, in questo momento, Gesù stava per introdurre un nuovo significato a questo antico rito.

Gesù, nel corso della cena, prende il pane e il calice e li benedice. In questo gesto sacro, Egli istituisce il sacramento dell’Eucaristia. Questo non è solo un atto simbolico, ma è piuttosto un mistero profondo della nostra fede. Il pane diventa il suo corpo, e il calice diventa il suo sangue, donati per noi in sacrificio per la nostra redenzione.

Quando Gesù dice loro: “Fate questo in memoria di me”, ci sta invitando a partecipare pienamente a questo mistero salvifico. Ogni volta che celebreremo l’Eucaristia, saremo chiamati a ricordare il suo sacrificio, a rendere grazie per il suo amore infinito e a rinnovare la nostra comunione con Lui e con i nostri fratelli e sorelle nella fede.

Ma questo passaggio non si ferma qui. Gesù predice anche il tradimento di Giuda e annuncia la sua imminente morte e risurrezione. Questo ci ricorda che il cammino della nostra fede non è privo di sfide e tribolazioni, ma è piuttosto segnato dal mistero della croce e della risurrezione.

In conclusione, cari fratelli e sorelle, il Vangelo secondo Marco ci invita a riflettere sul grande mistero della nostra salvezza che si manifesta nella cena del Signore. Che possiamo accogliere con umiltà e gratitudine il dono della sua presenza reale nell’Eucaristia e vivere ogni giorno alla luce del suo sacrificio redentore per noi.