Commento al Vangelo di Giovanni Gv 6,60-69 (25/08/24)
Non solo i Giudei, ma ora anche i discepoli di Gesù si scandalizzano. Essi ragionano secondo la carne, ossia secondo i pensieri umani, che non provengono da Dio. Solo lo Spirito può suggerire le parole che provengono da Dio.
Gesù, che è colui sul quale è disceso e rimane in modo permanente lo Spirito Santo, secondo la testimonianza del Battista, è colui che parla con la pienezza dello Spirito Santo. Le sue parole sono Spirito e vita, ossia Spirito che dona la vita.
Secondo la professione di fede che fa Pietro Gesù è il Santo di Dio, colui che pronunzia parole di vita eterna. Il titolo Santo di Dio ha a che fare con la provenienza di Gesù dall’alto, dal Padre e l’invio che il Padre ha fatto del Figlio nel mondo, consacrandolo per questa missione. Non si tratta di un uomo che ha raggiunto particolari vette di santità per effetto della grazia, ma di Dio stesso, nella pienezza e totalità della santità, che si è fatto uomo, riversando sulla nostra natura tutti i tesori della bellezza, della verità, del bene che sono nella santità di Dio.
Pietro può arrivare a questa solenne professione di fede non perché qualcuno gliel’abbia insegnata, ma grazie alla sua conoscenza intima e profonda di Gesù, maturata lungo un certo tempo di convivenza con lui. Egli è il rappresentante di coloro che hanno “conosciuto” Gesù, perché sono stati con lui e hanno condiviso la sua vita di uomo, itinerante e certamente impegnativa.
Aiutaci, Signore, a condividere la vita con te, come Pietro e a ri-conoscerti come il Santo di Dio, la cui Parola è vita eterna.
Don Davide Arcangeli