Il sorriso di Caterina
La madre di Leonardo
Autore : Carlo Vecce
Editore : Giunti , Anno 2023, Pagg. 528
“Spesso nella noia delle vacanze, nel caldo … un buon libro da leggere diventa un’oasi che ci aiuta … a trovare la quiete dell’anima, … ci apre nuovi spazi interiori che ci aiutano ad evitare una chiusura in quelle poche idee ossessive che ci intrappolano in maniera inesorabile”. In una lettera indirizzata ai candidati al sacerdozio, agli operatori pastorali e a tutti i cristiani, Papa Francesco evidenzia così il “valore della lettura di romanzi e poesie nel cammino di maturazione personale”. Per Bergoglio romanzi e poesie rappresentano infatti una “palestra di discernimento”, e agevolano il pastore “a entrare in un fecondo dialogo con la cultura del suo tempo…ad ascoltare la voce di qualcuno” . (Papa Francesco, “ilLibraio.it, 5 agosto 2024).
E il Libro di Carlo Vecce “Il sorriso di Caterina, la madre di Leonardo”, può rientrare a buon titolo in queste raccomandazioni, non solo per trovare distrazione e distensione alla routine quotidiana e trarne importanti informazioni, quadri culturali tratteggiati con assoluta perizia, ma anche per la sua particolare struttura: Carlo Vecce racconta la storia della madre di Leonardo dando voce a tredici personaggi diversi – compreso l’autore -, persone vere non immaginarie che con lei potrebbero aver incrociato i fili della loro vita. Una molteplicità di punti di vista ognuno dei quali porta il lettore a sistemare nel quadro diversi tasselli del puzzle, che infine abbozzano il profilo della protagonista pur senza scioglierne tutti gli enigmi che ce la nascondono. Coinvolgendo il lettore a una attiva partecipazione alle sue vicissitudini, in una forte dimensione e tensione emotiva.
Carlo Vecce, filologo e storico del Rinascimento, docente all’Università di Napoli L’Orientale, ricercatore e studioso della vita e delle opere di Leonardo, apre così a una visione inedita, a metà tra rigorosa documentazione storica, ricerche d’archivio e invenzione, della figura della madre di Leonardo Da Vinci, Caterina, questo il suo nome, quasi certificandone l’origine esotica, rispetto a quella più tradizionalmente accettata.
Caterina è una circassa, nata e cresciuta nel mondo favoloso dei popoli della montagna degli altopiani settentrionali del Caucaso, al confine col mondo allora conosciuto. Viene catturata e resa schiava da veneziani presso una palude del fiume Don. E proiettata contro la sua volontà nella storia scritta dalle grandi potenze del tempo. Passerà di mano in mano tra Tana, estremo avamposto commerciale orientale di Genovesi e Veneziani sulla riva settentrionale del Mare Maggiore, il Mar Nero (poco distante dalla attuale citta di Rostov, sul Don), a Costantinopoli ormai con i Turchi alle porte, a Venezia, a Firenze e poi a Anchiano e Vinci e infine a Milano. In seconda e terza di copertina tre carte ne illustrano percorsi e luoghi. E di ognuno dei suoi nuovi padroni, pirati, avventurieri, trafficanti di esseri umani – di
“teste” come allora erano chiamati schiavi e schiave -, piccoli imprenditori, nobildonne, cavalieri, artigiani, popolane, conosceremo la storia e capiremo in che condizione e considerazione viene tenuta la giovanissima e bellissima schiava. Un affresco dipinto a tredici mani, con meticolosità filologica, a partire dall’ostica lingua delle genti della montagna, alle particolarità idiomatiche delle città attraversate, alla minuta descrizione di usi e costumi e mentalità del tempo, alle attività professionali, alle relazioni, ai rapporti di potere interni ad alcune delle principali città italiane nel Quattrocento. Il lettore viene a conoscere Caterina a poco a poco, a partire dalla voce di Yakov, suo possibile padre, poi quella del primo acquirente della ragazzina forse tredicenne, e dei successivi padroni ai quali, schiava – realtà diffusa allor, ancorchè poco nota- viene ceduta o affittata.
Finchè, dopo un viaggio drammatico, avventuroso arriva a Firenze, dove conosce ser Piero d’Antonio, un modesto notaio, al servizio di signori locali. Da un loro incontro nascerà Leonardo.
Quello che non è documentato storicamente, l’autore lo completa con l’immaginazione, in un racconto che ha un respiro epico e dove è centrale l’attenzione a chi nella storia non conta, non ha voce perché troppo umile, troppo povero, privato di dignità, di libertà annegato nel mare della storia. Libertà che solo verso la fine della sua drammatica vicenda Caterina riacquisterà. Dopo aver dato alla luce Leonardo, costretta ad abbandonarlo, perché allora ancora schiava, oggetto nelle mani altrui. Finchè nel penultimo capitolo si verrà a conoscere meglio il possibile rapporto di Leonardo con la madre. Leonardo che dunque è “italiano” solo per metà. Se questa certo è una storia del passato, è però anche attualissima, chiarisce lo stesso autore:
La guardo, Caterina, e so di conoscerla da un tempo infinito. La realtà è che lei è qui da sempre accanto a noi, nelle cose che ci circondano, nella vita di tutti i giorni. La schiavitù, lo sfruttamento del lavoro umano e della dignità della persona, può essere ovunque. Il cotone della camicia che indosso forse l’hanno raccolto le mani di una Caterina in una sterminata piantagione dell’Asia centrale […] [forse] Questa notte un’altra Caterina bambina, in fuga dalla fame, dalla guerra, dallo stupro, da paesi che non sappiamo nemmeno che esistono, passata di mano in mano e rivenduta più volte, forse violata e torturata, arrivata dopo un viaggio d’inferno sulle coste della Libia, sarà caricata come una bestia insieme ad altre centinaia di persone nella stiva di un vecchio barcone, e lei non ci vuole salire perché ha paura di quella distesa di acqua senza fine che non ha mai visto e di quel barcone che sembra un mostro che vuole inghiottire lei e tutti gli altri nel suo boccaporto aperto e nero, e poi il barcone si sfascia, e si rovescia, e lei scende lentamente negli abissi del Mediterraneo, i polmoni già pieni d’acqua e gli occhi di vetro e l’ultimo grido che non le è mai uscito dalla gola. Trentamila morti così, in dieci anni, nell’indifferenza totale, mentre a poche miglia di distanza sfilano luccicanti navi da crociera (Dal tredicesimo capitolo)
Quella di Caterina è una storia di resistenza e di riscatto. Più tardi si riunisce al figlio preferito a Milano, dove lui stava lavorando per il principe Ludovico il Moro, e in città è stata probabilmente sepolta. Recentemente alle spalle di Sant’Ambrogio, durante i lavori per la sede dell’Università Cattolica, è riemersa la cappella dell’Immacolata Concezione, quella dove Leonardo abbozzò La Vergine delle Rocce, insieme a resti umani (di Caterina?) e la scoperta sollecita impellenti approfondimenti.
L’autore immagina che i sorrisi enigmatici di tante opere di Leonardo scaturiscano proprio dal sorriso mite, appena alluso e magari un po’ triste di sua madre: di qui il titolo Il sorriso di Caterina, appena accennato nella foto di una odierna profuga in copertina.
E l’ipotesi più ardita che esce dal libro, senza prove se non quelle del sentimento, è che proprio nel sorriso di Caterina che dà il titolo al romanzo si celi il segreto e la fonte originaria dei tanti sorrisi leonardeschi, quei sorrisi miti ed enigmatici, consapevoli e a loro modo anche tristi. Su tutti, ovviamente, quello della Gioconda. Ma qui siamo solo nel terreno della letteratura.
Osvaldo Aime