Gerusalemme

Una storia

Autore: Franco Cardini

Editore: il Mulino, 2012; pagg. 311

Città Santa per le tre religioni sorelle, nate dal ceppo abramitico, Gerusalemme è meta degli ebrei di tutto il mondo, compresi quelli che non condividono gli ideali sionisti; ma è altresì meta di pellegrini cristiani e musulmani (che la considerano terza città santa, dopo La Mecca e Medina), e al centro di una contesa millenaria tra le vicine alterne potenze.

Le prime tracce di quello che diventerà un “piccolo fiore sulla roccia” (Adamo, Insh’Allah, 1967), sorto appunto su uno degli speroni delle colline di Giudea (750 metri slm) che fanno da spartiacque tra il Mediterraneo e il Mar Morto (400 metri sotto il livello del mare), risalgono a quasi cinquemila anni fa. E certo nel tempo Gerusalemme è cresciuta, sì è trasformata, ma il suo cuore antico, pur mutato e mutilato nel corso dei secoli, non è stato stravolto dalla espansione della città moderna con le sue periferie che si allargano e si allungano soprattutto a occidente. E oggi un’altra canzone popolare israeliana canta la città antica come splendente d’oro, di rame e di luce.

Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra; mi si attacchi la lingua al palato, se lascio cadere il tuo ricordo, se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia”. Così nel Salmo 137 gli ebrei deportati a Babilonia (VII-Vi secolo a. C.) cantavano il loro struggente desiderio di ritorno alla terra di Sion. Difficile, in effetti, per chiunque visiti Gerusalemme, dimenticarla. Un viaggio in Terra Santa e a Gerusalemme, in particolare, è un’esperienza innanzitutto spirituale, fatta di fede e di riscontri storico-geografici. Accanto ad una storia della salvezza, infatti, esiste anche una geografia della salvezza, con luoghi che parlano e raccontano l’evento prodigioso cui hanno assistito. E Gerusalemme lo può raccontare più di ogni altro. Qui il visitatore o, meglio ancora, il pellegrino può rivivere, in particolare, le tappe della Passione del Signore: “partendo dal Cenacolo, sull’altura meridionale del monte Sion, come Gesù nella notte tra il giovedì e il venerdì, si reca al Getsemani; attraversa poi la valle di Josafat e quindi, presumibilmente entrando dalla porta di Santo Stefano, segue per intero la Via Dolorosa -percorsa da Gesù con la croce nella sua salita al Calvario- per giungere al Golgotha, alla cappella del Calvario, subito a destra dopo il grande ingresso del santuario della Resurrezione. Lì giunto, egli muore nel Cristo e col Cristo”, ai piedi del luogo dove era stata infitta la croce, … al centro del mondo, indicato sulla pietra del santuario” (ivi, pagg 129-130)

Franco Cardini ci racconta e descrive la Città Santa attraverso le vicende che in essa sono avvenute, in un’ accurata ricostruzione storica, dalle sue origini al primo insediamento ebraico, dalla costruzione del regno d’Israele e del primo Tempio alla sua contesa tra le vicine potenze mediorientali; dalla sottomissione alla potenza romana alla distruzione del secondo Tempio (centro di gravità e di identità per il popolo ebraico), alla costruzione della Gerusalemme cristiana, all’arrivo dell’Islam, poi dei Crociati e di nuovo dell’Islam, fino alle travagliate complesse vicende di Palestina/Israele contemporanei. Narrazione animata attraverso i volti dei personaggi che l’hanno abitata.

E ovviamente attraverso i tanti, davvero tanti, monumenti sedimentati nei secoli, tra le antiche mura cinquecentesche di Solimano il Magnifico e fuori dalle mura. Ovviamente qui non se ne può segnalare che pochi, come: * la Basilica del Santo Sepolcro, nel quartiere cristiano sorta (per volere dell’imperatore Costantino) sul luogo che la tradizione indicava come quello del Golgota, il luogo della crocefissione, unzione, sepoltura e Resurrezione di Gesù;

* la Spianata delle moschee ove sorgono la Cupola della Roccia (la moschea che con la sua splendente cupola dorata sembra ancora oggi voler sovrastare Gerusalemme e che trae il suo nome dalla punta del monte Moria, sulla quale Abramo avrebbe dovuto sacrificare il suo figlio), e la vicina moschea al Aqsa, dalle cupole argentate, chiamata “la Lontana” nel Corano;

* la stessa spianata che per gli ebrei coincide con il Monte del tempio, dove sono sorti il primo e il secondo tempio, di cui rimane, dopo la distruzione del 70 d.C., il Muro del pianto, un tempo il muro di contenimento del secondo tempio di Gerusalemme, il luogo più sacro dell’ebraismo, che gli ebrei chiamano semplicemente Kotel (muro occidentale);

* il Monte degli ulivi e ai suoi piedi l’orto del Getsemani con le sue Chiese…

insieme a tantissimi altri, lungo vicoli ombrosi, tra i mille odori, le mille voci del suq, gli appelli alla preghiera dei muezzin e i rintocchi delle campane cattoliche, ortodosse, armene, siriache, attraverso posti di blocco militari, nel dramma dei nuovi colonizzatori e dei vecchi ex padroni, non tralasciando un passaggio al quartiere ebraico di Mea She’arim popolato da ebrei osservanti, dove si respira aria di shetl (villaggio) ebraico dell’Europa Orientale.

questa non è una città: questa è la vita di ciascuno di noi, che a volte c’illude e a volte ci fa disperare, a volte ci sembra irreale, a volte inutile. La nostra avventura interiore, il nostro eterno viaggio, la nostra vera crociata, è la conquista di un senso da dare alla vita. Questa è la Gerusalemme della quale abbiamo bisogno, alla quale aspiriamo (dalla quarta di copertina).

Fonti: le citate e mulino.it

Osvaldo Aime