PIÙ FORTE DELLA PAURA

STORIA DI INNOCENZA SPEZZATA E DELL’IMPEGNO DI UN AMBASCIATORE

Autore: ANTONELLA NAPOLI

Editore: EDIZIONI ALL AROUND, 2021 (pagg.128)

Centinaia di migliaia di bambini – in Uganda e in Congo, in Colombia e a Timor Est, e poi in Afghanistan, nelle Filippine e in Myanmar – negli ultimi decenni sono stati costretti a vedere e praticare l’orrore della violenza più brutale, trasformati in macchine da guerra, uccisi o sottoposti a soprusi fisici e psicologici di ogni tipo, drogati, ridotti in schiavitù e abusati anche sessualmente così da esseri privi di umanità.

E’ pensando alle loro storie che Antonella Napoli ha scritto questo libro. Pagine lievi e dense che fanno rabbrividire tanto è forte lo sdegno che provocano. A metà tra l’inchiesta e il romanzo, il libro racconta la piaga del tragico e inaccettabile fenomeno dei bambini soldato, la più crudele forma di violazione dei diritti umani. Ne è emblema universale la storia reale di Suleya Auma, una ragazzina di dodici anni, strappata un giorno dal suo villaggio con gli altri bambine e bambini da uno delle decine di gruppi ribelli che infestano il Congo, portata in un campo di addestramento, distrutta nel corpo e nello spirito. Testimoni attoniti del feroce sterminio dei loro cari, Suleya e gli altri bambini, indottrinati, e sotto l’effetto delle droghe, si ritrovano ad imbracciare le armi, pronti a uccidere quelli che a loro vengono additati come nemici. Dramma nel dramma quello delle bambine soldato, usate come schiave sessuali.  

Una tragedia che in tutti gli scenari di guerra nel Sud del mondo continua a consumarsi nell’indifferenza generale e che sembra essere impossibile arginare. Eppure una speranza c’è (Suleya e tanti altri e altre come lei sono capaci nonostante tutto di reagire) ed è rappresentata dall’impegno di persone che lottano in prima linea per tentare di contrastare crimini così efferati. Una di queste era l’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio, ucciso il 22 febbraio 2021 con il carabiniere della sua scorta Vittorio Iacovacci e il loro autista Mustapha Milambo, nell’ attacco a un convoglio delle Nazioni Unite nel Congo orientale, al confine con il Ruanda. A Luca, l’autrice giornalista esperta di Africa e analista di questioni internazionali, era legata da un’amicizia sincera, fondata sulla comune volontà di provare a cambiare le cose per dare un futuro a queste piccole vittime la cui infanzia è stata distrutta. Nasce da questa viva intesa “Più forte della paura”, scritto non su Luca ma con Luca, per Luca. Uomo prima che diplomatico. Un esempio di della diplomazia seria, affidabile, concreta. Che sa bene quanta sia la fortuna di bambini e bambine che hanno l’affetto di una famiglia in cui crescere e lavora ogni giorno per rendere un po’ migliore il mondo che incontra, insieme a medici, operatori sociali, missionari…

“Luca -ricorda la scrittrice – mi diceva sempre: ‘Io come diplomatico, tu come giornalista, abbiamo il dovere di prestare attenzione a quello che la gente vive. Dare voce a chi è dimenticato, agli ultimi’. Sapeva bene di trovare in me una sponda, una persona sensibile al dolore di quelle popolazioni relegate nel cono d’ombra dell’informazione, soprattutto dei bambini di strada, i bambini violati e utilizzati anche per crimini orrendi nei conflitti”.

Scrive Zakia Seddiki*, vedova dell’ambasciatore, nella prefazione al libro, tenera lettera di una donna, mamma di tre bambine rimaste troppo presto senza il loro papà, ricordando suo marito: “Luca ha lavorato con tutto il suo impegno perché ci credeva e io continuerò a ridisegnare il mondo come l’abbiamo sognato insieme: in pace e senza violenza… Non si risolvono i problemi da casa. Ci vuole impegno nei luoghi, prima di ogni cosa bisogna toccare con mano questi problemi, viverli, e soprattutto è necessaria tanta comunicazione per arrivare alle popolazioni”, Forse anche raccontare queste terribili storie può essere un modo per rendere onore al sacrificio di Luca, servitore dello Stato (in Marocco prima, in Nigeria poi, e infine nella Repubblica Democratica del Congo), il cui lavoro è sempre stato al servizio dei più deboli. Lontano dagli agi e dai palazzi del potere, ogni giorno per le strade e in mezzo alla gente, l’ambasciatore conosceva bene i problemi della Repubblica Democratica del Congo, Paese in cui i bambini soldato sono una piaga ancora troppo diffusa. Nel libro si parla di circa 12.500 ragazze arruolate nelle forze armate e non meno di 6.500 bambine rapite dai ribelli dell’Lra (il cosiddetto Esercito di resistenza del Signore, che opera nella regione ed è accusato dalla Corte penale internazionale di gravissime violazioni di diritti umani) e inserite nei loro ranghi. Per loro, Luca Attanasio, con sua moglie, si batteva, senza pensare ai rischi, con coraggio e abnegazione. “Essere ambasciatore è una missione e significa non lasciare indietro nessuno. In qualsiasi parte del mondo”. E’così che Luca Attanasio interpretava il suo lavoro, dedicandovi un entusiasmo e un’energia apparentemente inesauribili. E per il suo impegno è stato ucciso. L’ampia introduzione del libro fa riflettere sugli enormi interessi economici che impattano in una vasta regione che va dall’UgandaalCongo, ricchissima di materie prime, di minerali e terre rare (indispensabili nella produzione delle nostre tecnologie green e dei “nostri”cellulari…), di giacimenti di oro e diamanti che hanno suscitato e suscitano fin dai tempi della prima colonizzazione europea gli appetiti predatori di potenze occidentali e non.

Fonti consultate: Editore All around, e Ansa 6 /12/ 2021

* Zakia Seddiki è fondatrice con Luca Attanasio dell’associazione Mama Sofia che, in sinergia con altre associazioni umanitarie, si batte in Congo per la tutela dei diritti umani, civili, sociali e politici dei minori e dei giovani socialmente ed economicamente svantaggiati.

Osvaldo Aime