Il secondo piano

Roma 1944: una storia di ebrei, di suore, di coraggio e carità

Autrice : Ritanna Armeni

Editore : Ponte alle Grazie, 2023, pagg. 278

Ritanna Armeni, giornalista e scrittrice, con questo romanzo, “accende di luce, pensiero e avventura l’invisibile mondo delle donne che nascosero e salvarono migliaia di ebrei in nome dell’amore”(Annalena Benini)

L’inattesa razzia del Ghetto colse impreparata la comunità ebraica, per le promesse di incolumità fatte dai nazisti in seguito alla richiesta di 50 kg di oro dalla comunità romana il 29 settembre1943. La consegna avvenne, puntuale alla data fissata, ma i nazisti non rispettarono i patti e all’alba del sabato 16 ottobre, con la collaborazione di funzionari del regime fascista della Repubblica Sociale Italiana, arrestarono 1259 persone quasi tutti appartenenti alla comunità ebraica. Rilasciati alcuni componenti di famiglie di sangue misto, 1023 rastrellati furono caricati su carri bestiame, per destinazione allora sconosciuta: Auschwitz.

In questo quadro drammatico – con l’occupazione nazifascista di Roma che durò dall’autunno 1943 al 4 giugno 1944 -, in un convento femminile di periferia, di recente costruzione, tra i profumi del giardino e un nuovo quartiere in costruzione, suor Ignazia e le sue sorelle francescane non esitano ad accogliere due famiglie di ebrei sfuggite fortunosamente quel mattino al rastrellamento del Ghetto. Per loro rendono disponibile il secondo piano dell’edificio. A questi primi rifugiati, poco dopo, si aggiungeranno altri ebrei in fuga, anche loro accolti al secondo piano, dando inizio a una convivenza fatta di discrezione, di assistenza e condivisione delle poche risorse disponibili con tutti gli ospiti. Ma come continuare a sfamare, oltre le sette suore, i dodici ospiti di cui nessuno deve avere conoscenza?

La situazione precipita quando, un mattino, due ufficiali tedeschi si presentano al convento ed esigono di poter adibire alcune stanze del piano terra a infermeria per i loro feriti leggeri e convalescenti, subito dopo Natale. La presenza quotidiana dei tedeschi, che ignorano la presenza dei rifugiati, rende la vita delle suore simile a un percorso su un campo minato. Devono controllare ogni loro movimento, ogni loro parola, non solo davanti ai nazisti ma anche stare lontane dal controllo ravvicinato del sacrestano della chiesa adiacente e ortolano del giardino annesso, apertamente simpatizzante degli gli invasori occupanti. Di quanto avviene all’esterno delle mura del convento le suore vengono parzialmente informate dal cappellano padre Giacomo, benedettino dell’abbazia di San Paolo, dal quale la superiora Madre Ignazia vorrebbe saper se il Santo Padre avrebbe autorizzato quella straordinaria ospitalità, contraria a ogni regola dell’Ordine, se il Santo Padre avesse preso iniziative per proteggere gli ebrei, perché il Santo Pastore taceva di fronte alla tragedia che li colpiva, se davvero non avrebbe potuto dire o fare altro… se davvero, dopo l’attentato di via Rasella. la decisione del Santo Padre, come diceva il parroco don Andrea, era stata saggia…? Prese in questi dubbi, la superiora e le consorelle sono parzialmente confortate dal sapere che anche sorelle di altri conventi hanno aperto le loro porte a ebrei e ricercati da nazisti e fascisti. Non solo, ma le suore oblate benedettine, accanto alle catacombe di Santa Priscilla, oltre a nascondere ebrei e fuggiaschi, stampano documenti di identità falsi, vidimati poi in Vaticano… Oltre le vicende interne al convento di via Poggio Moiano, che si andranno facendo sempre più pericolose per gli ospiti, con i nazisti sempre più innervositi e incalzati dall’avanzamento degli alleati dal Sud, il lettore viene aggiornato puntualmente degli sviluppi della situazione più generale in città da specifiche sequenze in corsivo che inframezzano il racconto (azioni audaci di sabotaggio ad opera di partigiani, seguite da arresti ed esecuzioni sommarie da parte dei nazisti, l’arrivo ad Auschwitz degli ebrei catturati nel Ghetto, la resistenza tedesca sulla linea Gustav, lo sbarco ad Anzio nel gennaio del ’44, i bombardamenti degli alleati sulla città eterna, il rastrellamento al Quadraro, l’attentato di via Rasella, l’eccidio alle Fosse Ardeatine,...), in un doppio registro che ricostruisce l’atmosfera di paura tensione dolore di quei mesi incandescenti ma anche di nascosta speranza, dedizione, sacrificio, coraggio autentico, alimentati dalla fede, dalla forza della preghiera incessante delle sorelle francescane per la salvezza dei loro protetti, perché finisca presto quella guerra insensata, perché Roma torni alla libertà…

In questo modo l’autrice scrive un romanzo spesso sovrapponibile alla realtà. Con penna partecipe e con entusiasmo getta luce su un momento della nostra storia particolarmente doloroso, di ottanta anni fa, facendo emergere dalla dimenticanza una vicenda reale e straordinaria (specchio di una realtà poco menzionata se non taciuta ma in realtà ben diffusa), “difficile da raccontare perché richiedeva un lessico non appartenente alla grande storia e alla laicità: accoglienza, pietà, umiltà, carità, devozione, preghiera…” Preziosi per la costruzione del racconto, ricorda l’autrice nella postfazione, sono stati gli studi di suor Grazia Loparco (docente di Storia della Chiesa presso la Pontifica Facoltà “Auxilium”) sulle vicende di accoglienza di ebrei e perseguitati dal regime nazi-fascista di conventi e monasteri femminili in quegli anni terribili, lavoro che prima di lei non aveva fatto nessuno. (Sul lavoro di suor Grazia Loparco, nota in calce). Prezioso ancora per Ritanna Armeni è stato anche l’incontro con il signor Lele, unico superstite dei rifugiati nel convento francescano che all’epoca era un bambino, che conserva per le suore infinita gratitudine. Convinzione dell’autrice è che la scelta delle tante suore e monache nei loro conventi sia stata dettata non da direttive della Chiesa, che sapeva e proteggeva chi accoglieva, ma i conventi se ne assumevano ogni responsabilità, anche quella di una perquisizione e di una vendetta. E’ stata, quindi, un’autonoma scelta di carità. Di coraggio femminile – l’autrice parla di stupore per ”il loro femminismo, mai dichiarato tale ma chiarissimo nel giudizio sul mondo degli uomini . E sulla Chiesa. Amata e criticata...” – vissuto al plurale, dalla/e Comunità accoglienti, da un NOI consapevole e animato dalla fede, con totale abnegazione e in umiltà, come consueto per le suore, sempre ai margini, quasi invisibili al mondo e spesso alla Chiesa stessa. Nella consapevolezza, dice suor Grazia Loparco, di non fare altro in quei momenti che il proprio dovere, poiché era l’ ora della carità, essendo in gioco la vita di persone ingiustamente perseguitate.

Grazia Loparco,Le suore e la Resistenza (a cura di G. Vecchio). Milano, Ambosianeum, 2010) Da questo studio ecco un brevissimo estratto di dati storici, verificati, sul ruolo davvero poco conosciuto delle suore nella Resistenza.

Nel 1943-44 la città (Roma) contava quasi 750 case religiose, di cui 475 femminili e 270 case e parrocchie rette da istituti maschili…erano distribuite in tutta la città…Disponiamo di documentazione di 220 case che offrirono loro (a ebrei) ospitalità, 70 case maschili e circa 150 femminili. Si tratta di una cifra per difetto… gli ebrei nascosti, accertati, furono più di 4300, e in maggioranza tra religiose. A queste opere più rischiose, vanno aggiunte quelle che concernevano l’assistenza di feriti, sfrattati, orfani, sfollati…parte integrante dell’emergenza cui si doveva dare risposta… Per avere un panorama organico, alle attività che si svolgevano nelle case religiose, bisognerebbe aggiungere quelle realizzate direttamente in Vaticano (dove erano ospitate più di mille persone in pericolo) o nelle singole parrocchie … La maggioranza delle religiose ricorda che fu avvertita l’esigenza improrogabile della carità cristiana di fare del bene a tutti quelli che ne avevano bisogno…talvolta in risposta a un ordine di Pio XII… Dalle notizie, non appare una esplicita motivazione politica alla base dell’impegno, ma capacità di rischiare personalmente e di mettere a repentaglio l’intera comunità, per salvare la vita a persone spesso sconosciute…non fu raro che anche Superiore di Istituti, famigliari di gerarchi fascist,i nascondessero ebrei nelle loro case.

In Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Renzo De Felice, Einaudi, 1961, si trova un elenco degli istituti religiosi che ospitarono ebrei a Roma (1943-‘44).

E’ molto importante – parole del Presidente ANED (Associazione ex Deportati) Gianfranco Maris – nell’indagine sulla Resistenza non armata capire veramente che quando si dice “valori della Resistenza trasferiti nella nostra Costituzione” si parla anche di quei valori, per i quali anche le suore seppero operare scelte coraggiose, … spinte da “motivazioni religiose” … Anche le idee, i convincimenti e la fede sono “armi” con le quali si possono combattere guerre giuste”.

Aime Osvaldo